CHIARA TENCA
Cronaca

"Le parole sono spugne e sono vive"

Guidorizzi oggi alla Beghi per la rassegna ’Storie’. Presenterà il suo ultimo libro: ’Il lessico dei greci’ .

Il professor Giulio Guidorizzi sarà oggi alle 18 nell’auditorium della Beghi

Il professor Giulio Guidorizzi sarà oggi alle 18 nell’auditorium della Beghi

Parole. Nel passato e nel presente, scelte e analizzate da uno studioso d’eccezione. La rassegna letteraria ’Storie. Incontri d’autore alla Spezia’, promossa da fondazione Carispezia e Comune della Spezia, con il supporto del sistema bibliotecario urbano e il coordinamento di Benedetta Marietti, prosegue questo pomeriggio alle 18 alla biblioteca civica Beghi della Spezia. Ospite sarà sarà il professor Giulio Guidorizzi, esperto di mitologia classica e antropologia del mondo antico, che presenterà il suo ultimo libro ’Il lessico dei greci. Una civiltà in 30 parole’ (Raffaello Cortina Editore, 2024), in dialogo con Gabriella Tartarini.

Perché l’idea di concentrarsi sulle parole?

"Le parole hanno una vita e attraversano una società in tanti modi, non solo perché sono dette e quindi servono a comunicare, ma perché diventano come una spugna che assorbe valori diversi e nuovi. Ad esempio, oggi nel linguaggio giovanile la parola mito è utilizzata per indicare una persona speciale, ma naturalmente viene dalla Grecia e aveva un significato originario molto diverso, legato alla storia sacra o delle origini, con protagonisti quali Ulisse, Achille o ancora gli dei. Possiamo anche dire che la parola è sostanzialmente ciò che distingue la società umana da chi uomo non è: anche gli animali hanno un codice di comunicazione, ma non hanno la parola e neanche la conformazione anatomica per averla. Ha dato un vantaggio decisivo all’umanità perché ha permesso al gruppo umano di comunicare esattamente e con precisione non solo oggetti, ma anche relazioni sociali e a poco a poco una società umana si è costruita sulla parola. Parlerei di homo loquens e non solo sapiens".

Come le ha scelte?

"Ne no selezionate 30, ma avrebbero potuto essere 300: ho fissato un numero simbolico che mi consentisse di individuare varie categorie, pur dovendo fare delle scelte anche dolorose. Ad esempio, non c’è eleutheria (libertà, ndr.), ma il tema rientra in altre parole, come democrazia. Poi mi sono soffermato anche su altre decisive, come psiche, che dimostra come a poco a poco quella cultura abbia elaborato il concetto di interiorità, con implicazioni religiose, ma soprattutto psicologiche. In origine era il soffio vitale e poco a poco diventa centro della vita mentale di un uomo, dove si trovano passioni e si formulano idee".

A quale pubblico ha pensato per questo libro?

"Direi una via di mezzo, compresi i curiosi che vogliono entrare – pur senza sapere il greco – in un mondo affascinante, seguendo un itinerario scelto per affascinare e interessare i lettori colti ma anche i non specialisti".

Come si può ridare alla parola il suo valore, nella nostra società?

"Il logorio della parola, l’uso improprio e anche torrentizio di essa, è un problema della società moderna. Fra social, tv e non solo, non c’è ricerca della bellezza della parola e della sua profondità: sono sparate come proiettili, senza la consapevolezza che abbiamo qualcosa di prezioso. È come se uno prendesse dei diamanti o delle pepite d’oro e li buttasse per la strada, insomma. È il narcisismo di massa, che mi porta a credere che qualunque cosa mi passi per la testa sia interessante; io, invece, sarei favorevole a meno parole, ma più belle e ciò implica di scappare dai social, cosa che ho fatto. Ma se c’è un rumore continuo di fondo continuo, non può esserci musica".