Le migrazioni e le crisi umanitarie ’Lerici legge’ il mare parte da qui. In piazza con vere parole di pace

Grande partecipazione alla conferenza di apertura della manifestazione organizzata dalla Mutuo soccorso. Confronto tra l’ammiraglio Alessandro e De Santi della Caritas. Video messaggio di Scavo dall’Ucraina.

Le migrazioni e le crisi umanitarie ’Lerici legge’ il mare parte da qui. In piazza con vere parole  di pace
Le migrazioni e le crisi umanitarie ’Lerici legge’ il mare parte da qui. In piazza con vere parole di pace

Erano presenti in più di cento, ieri, in piazza Garibaldi, per assistere alla conferenza sulle crisi del Mediterraneo organizzata il primo giorno di apertura di ’Lerici Legge il mare’, la rassegna organizzata dalla Mutuo Soccorso. Moderati da Corrado Ricci, giornalista del La Nazione e presentati da Bernardo Ratti, curatore della manifestazione, Vittorio Alessandro, contrammiraglio della capitaneria di porto e Laura De Santi, rappresentante del centro di accoglienza Cittadella della Pace della Caritas hanno portato la propria esperienza. Assente giustificato della serata, l’inviato di Avvenire Nello Scavo, in Ucraina per documentare il conflitto che si sta consumando nel cuore dell’Europa. "Non mi scuso, amici – ha confidato Scavo in un video messaggio – per non essere lì con voi, perché credo di trovarmi nel posto dove un giornalista debba stare in questo momento, per parlare di prospettive di speranza e di pace. Quel posto non può che non essere l’Ucraina". Nel suo video messaggio Scalo, non ha paura di affrontare argomenti anche scomodi, connessi alla grande sfida della pacificazione, come l’uso o meno delle armi che alle volte, spiega, sono necessarie per proteggere la popolazione. "Il problema è quando si parla solo ed esclusivamente di armi e si pensa che tutto si possa risolvere con esse".

Dal cuore dell’Europa l’occhio si volge al Mar Mediterraneo strada di salvezza e troppo spesso tomba liquida e salmastra. Secondo i dati riportati dal ministero dell’Interno e aggiornati a venerdì 15 settembre, da inizio anno, sono stati 127.207 i migranti sbarcati in Italia, quasi il doppio di quelli giunti sulle nostre coste nel 2022. "La migrazione è un fenomeno inarrestabile – racconta Vittorio Alessandro –. I motivi che inducono gli uomini a lasciare la loro terra sono i più vari. Si collegano oggi anche alla crisi climatica e alla riduzione delle risorse. Il ciclone che si è abbattuto in Libia e che ha provocato danni enormi ha lambito la Sicilia. Il terremoto che ha devastato il Marocco è uno spostamento delle faglie dell’Africa verso l’Europa. Si spostano le terre e non devono spostarsi gli uomini? La parola confine ha tanti significati. Il più importante attiene alla vicinanza, alla contaminazione, all’affinità, da qui bisogna partire".

A scandire il dibattito sono le immagini. Quelle del film ’Io, capitano’, di Matteo Garrone, a suggerire una lettura differente dello scafista: a volte criminale senza scrupoli, altre giovane migrante. Le immagini dei bambini infagottati nelle loro tutine colorate mentre sbarcano alla Spezia. La nostra provincia, quest’anno, ha per quattro volte teso le braccia alla disperazione dei profughi del mare. Si è parlato di ong e di porti sicuri. Delle lunghe procedure per una richiesta d’asilo. Di integrazione e progetti di inserimento lavorativo. Un’ultima immagine appare sullo schermo. È quella di San Venerio trasportato a spalla da alcuni giovani della Cittadella. "Sono ragazzi che vengono dal mare– racconta Laura De Santi – una figura così per loro ha un significato particolare". Corrado Ricci la guarda e lancia una proposta: "San Venerio vuol dire isola del Tino. Blindata in questi giorni perché fragile. Perché non coinvolgere i giovani migranti nel suo recupero?".

Maria Cristina Sabatini