Le ’Fornelle’ ripartono da cucina e tradizione

Il conviviale a Porto Venere delle delegazione spezzina con la relazione di Egidio Banti ’Isola misteriosa e farinata’.

Le ’Fornelle’ ripartono da cucina e tradizione

Le ’Fornelle’ ripartono da cucina e tradizione

È stata Porto Venere, con la sua bellezza e il suo mare, ad ospitare nella cornice dell’hotel-ristorante Mirage la conviviale del nuovo corso della delegazione spezzina delle ’Fornelle’, che sotto la guida della presidente Bruna Gianfranchi è tornata nel pieno delle attività nel segno della tradizione culinaria e della voglia di condivisione. Gusto e approfondimenti il tema della serata, a cui hanno preso parte diversi ospiti, secondo la tradizione tramandata fin dalla fondazione del Club del Fornello, avvenuta nel 1977 a Rivalta. Sono state le stesse componenti della delegazione spezzina, fra le prime ad essere sorte, a preparare i piatti per i loro invitati, fra i quali la tesoriera nazionale Erminia Vivian Trabacchi, che ha portato i saluti della presidente Giselle Pampari Corvi. La presentazione del menù, legato al territorio, è stata affidata alla presidente Gianfranchi. Come da tradizione, è stato curato l’abbinamento ai vini locali: il ’Colli di Luni’ bianco e fermo per antipasti e primi e il ’Cinque Terre’, presentato dal vinificatore Lucio De Batté nella versione pregiata dello ’Sciacchetrà’ delle Cantine del Parco. La conviviale, aperta dal saluto del presidente del consiglio comunale di Spezia Maurizio Piscopo, si è poi chiusa con una relazione del professor Egidio Banti, presidente del centro ’Niccolò V’, sul tema ’L’isola misteriosa, il fornello e la farinata’: si tratta del Tino, descritto alla luce delle più aggiornate ricerche storiche. "Il suo nome, antico, "Tiro", rimanda agli antichi navigatori fenici – spiega Banti - che portavano con sé sacchi di ceci resistenti al mare e alle onde, cuocendoli poi in "fornelli" improvvisati ma ricchi di fascino, scavati nei pressi dei loro approdi (e quindi anche nella Porto Venere di almeno mille anni prima di Cristo). Da lì, quasi certamente, i primi piatti di farinata, intesi anche come offerte votive alle divinità di quelle antiche religioni, prima tra tutte la dea Astarte, la "Luna" fenicia, guida notturna dei naviganti".

C.T.