"Le denunce in costante crescita Ma resistono paura e ritrattazioni"

Intervista al presidente del tribunale Brusacà: "Centri di ascolto da potenziare per una presa in carico a 360 gradi"

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di Franco Antola

Le violenze, le angherie, i maltrattamenti – perpetrati spesso in famiglia – e la paura della denuncia. Sono le diverse facce di una stessa emergenza declinata al femminile, quella su cui oggi la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne invita alla riflessione. Ne parliamo con Diana Brusacà, presidente del Tribunale della Spezia.

Dottoressa Brusacà, il suo è un osservatorio qualificato. Che idea si è fatta sulle tendenze in atto a livello provinciale: i reati contro le donne sono coerenti con il trend nazionale o ci sono specificità spezzine?

"Direi che i dati provinciali sono sostanzialmente allineati alle tendenze nazionali, caratterizzate da un aumento esponenziale di reati come maltrattamenti, stalking, violenze sessuali. Detto questo si tratta di leggere correttamente i numeri, che sono in gran parte conseguenza dell’aumento delle denunce, e questo non può che essere positivo".

Ci sono aree della provincia dove i reati contro le donne sono più diffusi, oppure i contesti urbani e quelli extraurbani sono interessati in pari misura? E quanto può influire una connotazione fortemente multietnica quale quella di Spezia su queste dinamiche?

"Si tratta di valutazioni un po’ empiriche, soprattutto se fatte da chi lavora ‘sul campo’. Non sempre a livello locale si possono individuare a scopo statistico connotazioni particolari, come la nazionalità, d’altra parte la nostra realtà non è caratterizzata dal contrasto fra aree urbane e grandi periferie. Quanto alla nazionalità posso solo sottolineare che dalla mia esperienza colgo una significativa emersione delle denunce, impensabile solo rispetto a pochi anni fa in comunità etniche assai poco propense a fare uscire certe situazioni dal proprio ambito. Molte denunce arrivano per esempio da cittadini pachistani, cosa che prima non accadeva. Quello che impensierisce, invece, sono le ritrattazioni seguite alle denunce. Ecco, su questo aspetto bisognerebbe indagare di più e confrontarci".

Sono prevalenti i reati commessi in famiglia o fuori?

"Dipende dalla tipologia del reato. I maltrattamenti sono prevalentemente interni alla famiglia, oltre a qualche caso in ambito scolastico, ma si tratta di specificità poco segnalate. Anche la violenza si caratterizza per lo più entro i confini domestici. L’anno scorso abbiamo registrato quattro omicidi, di cui due femminicidi, questo per dire che gli episodi esterni alla famiglia sono relativamente pochi".

In questi anni in cui la rete di sostegno alle donne si è significativamente allargata c’è stato un riscontro anche in termini di consapevolezza da parte delle vittime della violenza?

"Abbiamo indubbiamente registrato casi di ritrattazione imputabili alla paura e all’isolamento, ma nella maggior parte dei casi le donne vittime di reati di genere arrivano al processo con il sostegno dei centri anti violenza e dei servizi preposti, in questo il ruolo della rete assistenziale è importantissima".

A parte la risposta giudiziaria ai casi scoperti o denunciati, ritiene sufficiente l’attuale contributo fornito in termini di aiuto alle vittime?

"Il ruolo dei centri di sostegno, come dicevo, è importantissimo ma ancora insufficiente, gli operatori non sempre sono apprezzati, anche dal punto di vista del riconoscimento economico. Non a caso si trova da anni in Senato un disegno di legge che prevede, tra le altre riforme, anche il potenziamento della rete dei centri di ascolto. Comunque, quello che manca è una presa in carico dei soggetti assistiti a 360 gradi e per un più ampio orizzonte temporale. La tendenza in atto è comunque positiva, se è vero che non c’è legislatura in cui non venga affrontato il tema. Le leggi, poi, cambiano con tale frequenza che gli operatori devono dotarsi ormai ogni anno di un nuovo codice".

C’è stato un caso che l’ha particolarmente colpita nel corso della sua lunga esperienza di magistrato o anche come donna?

"I casi da citare sarebbero tanti. Uno, recente, mi ha particolarmente colpito in negativo. Era un caso di violenza sessuale con denuncia a carico di un soggetto già condannato per maltrattamenti gravi. La donna si è rivolta a noi, è stata presa in carico dai centri di assistenza, è stata seguita per tutto il percorso, ma lei alla fine ha ritrattato tutto, per di più accusando degli stessi reati quanti l’avevano seguita e sostenuta. I casi più dolorosi, poi, sono quelli che coinvolgono tanti minorenni".