"Lavoro con impegno e passione Ma nessuno mi mette in regola"

La situazione kafkiana di una badante residente in Val di Vara costretta suo malgrado ad anni di precariato "Quando chiedo di essere assunta, mi rispondono che pagando i contributi le spese sarebbero troppe"

"Lavoro con impegno e passione  Ma nessuno mi mette in regola"

"Lavoro con impegno e passione Ma nessuno mi mette in regola"

Una situazione kafkiana, da cui non riesce ad uscire: lavoro, lavoro, lavoro, ma non in regola. Niente contributi, nessuna assicurazione, nessun diritto a ferie e malattia, né tantomeno al tfr. È l’esperienza di una quarantenne della Val di Vara che lavora come badante per diverse famiglie della provincia. Chiede di non rivelare la sua identità, ma è disponibile a raccontare la sua storia. "Prima mi dedicavo alle pulizie nelle strutture ricettive, anche lì non in regola, poi ho dovuto lasciare a causa della pandemia e ho trovato un’alternativa come assistente anziani, mansione che svolgo da ormai due anni. Da alcuni vado alcuni giorni la settimana, da una famiglia uno nel fine settimana, da un’altra per qualche ora. Formule diverse, ma con una costante: nessuno mi mette mai in regola". Alla nostra richiesta su cosa abbia provato a fare, risponde di essersi trovata davanti ad un muro. "Quando provo ad affrontare la questione, dicono di non riuscire a sostenere tutte le spese, perché con i contributi spenderebbero troppo. L’alternativa è perdere il lavoro e stare a casa, ma poi? Quando succede, non hai diritto alla disoccupazione". E c’è anche un problema legato al rischio infortuni. "Per me e per chi assisto: parliamo, ad esempio, di un’operazione di routine come la pulizia di un anziano. Lo porti in bagno sorreggendolo e magari lo cambi e non riesce a star in piedi: io sono sola, con il rischio che cada e si faccia male e che accada lo stesso a me. Mi è capitato di seguire un signore quasi completamento immobilizzato: non avevo il sollevatore e alla fine mi sono strappata". E poi, oltre all’insicurezza legata alla mancanza di contratto, c’è quella insita nella mansione, legata all’alta mortalità delle persone assistite, per via della loro età.

"So che non si tratta di un lavoro sicuro e che per la sua natura devi aver passione: serve aver pazienza, saper ascoltare e gestire gli anziani, lavarli, dar loro i medicinali. Insomma, certe sicurezze credo sarebbero giuste tanto per noi, quanto per loro, perché purtroppo gli incidenti possono accadere ad entrambi". Ma la sua situazione, quanto è comune? "Fra le conoscenti e le amiche della mia zona che fanno lo stesso lavoro, non conosco un’assunta: siamo cinque-sei e purtroppo la sorte è comune. Le uniche in regola sono coloro che lavorano per le cooperative e la Asl, ma le paghe sono piuttosto basse. La soluzione, per me, sarebbe fare il corso da Oss: con la specializzazione spero di poter migliorare la mia situazione, che sono costretta ad accettare perché con la famiglia alle spalle devo fare dei compromessi, in barba alle tante politiche promesse. Nel frattempo, l’auspicio è trovare una famiglia più coscienziosa, sia verso di me che nei confronti del proprio caro".

Chiara Tenca