
Il 23enne ha vinto il concorso per entrare in una delle orchestre più prestigiose al mondo "Un traguardo importante, pronto a dimostrare che la fiducia su di me è stata ben riposta" .
Niccolò Sergi, spezzino, 23 anni. Tre settimane fa, ha vinto il concorso come primo fagotto in una delle orchestre più importanti al mondo: i Wiener Philarmoniker della prestigiosa Wiener Staatsoper di Vienna. Dopo aver preso parte a numerosi tour nazionali e internazionali, e suonato sotto la bacchetta di direttori quali Riccardo Chailly, Chung Myung-whun, Andrès Orozco-Estrada, Ádám Fischer, Fabio Luisi, Daniel Oren, Daniele Gatti e Zubin Mehta, dal 1° settembre, si prepara ad essere coinvolto in tournée in Asia, Europa e Stati Uniti. Sergi – diploma di secondo livello nella classe del professor Davide Maia al Conservatorio Puccini della Spezia con 110, lode e menzione speciale al Ministero dell’Università e della Ricerca, con specializzazione sotto la guida del professor Valentino Zucchiatti – lo scorso anno era stato nominato da Daniele Gatti, primo fagotto dell’orchestra del Teatro del Maggio Musicale fiorentino di Firenze.
La passione per la musica quando è nata? E la scelta di questo strumento? "Nella mia famiglia nessuno è musicista – esordisce Sergi – Nonostante questo, i miei genitori facevano ascoltare musica classica a me e mia sorella, già da molto piccoli. Ricordo Mozart prima di dormire oppure dischi durante le cene o i viaggi in macchina. Credo di aver assorbito molte cose inconsapevolmente. In quarta elementare, la scuola portò la mia classe al Conservatorio Puccini per una lezione aperta dedicata ai bambini. Già conoscevo quasi tutto quello di cui si stava parlando e mi sembrò semplicemente divertente approfondire. Questo anche perché la lezione era tenuta dal professor Maia, docente di fagotto, una persona straordinaria, che ha dedicato parte della sua vita proprio a questo: mostrare a più persone possibile, a partire dalle scuole, la bellezza di questo mondo e di questa arte".
Cosa pensano i suoi genitori di questa carriera da musicista? "La mia famiglia mi ha sempre capito e supportato, fatto decisamente non banale. Un percorso di studi simile non dà nessuna vera garanzia di avviare una carriera professionale come quella che ho avuto la fortuna di intraprendere. Grazie al loro sostegno ho potuto studiare all’estero e viaggiare molto: è stato cruciale per la mia formazione. I miei genitori sono venuti spesso ad ascoltare concerti, si sono sempre interessati e ora sono molto orgogliosi di me. La felicità della mia famiglia nel vedere realizzati i miei sogni, è senza dubbio la soddisfazione più grande".
È un punto di arrivo essere ai Wiener Philarmoniker? E un traguardo ancor più elevato? "Quella è l’orchestra che ho sempre preso come modello assoluto. Il loro suono, lo stile, la storia e il repertorio sono unici. Non ho mai avuto l’ambizione di arrivare fino a qui e a partire da settembre dovrò affrontare un anno di prova, che è l’unica cosa a cui sto pensando al momento. L’unico cambiamento che potrei prendere in considerazione sarebbe in ottica di un rientro in Italia, ma è una fantasia. Sto per iniziare una vita completamente nuova e mi sto solo preparando a dimostrare che la fiducia che mi è stata data sia ben riposta".
Quando ha pensato che questo sarebbe stato il suo mestiere? "Credo attorno alla terza superiore. In quegli anni iniziavo a capire l’importanza della musica per me e intravedevo quanto si potesse andare in profondità in una ricerca che in realtà non finisce mai. Oltre a questo, ho avuto accanto insegnanti e persone di cui mi potevo fidare, che mi hanno incoraggiato a seguire questo percorso intravedendo delle possibilità per me".
Qual è stata la tappa fondamentale del suo percorso, e quali le persone decisive? "Tanti i momenti cruciali. Forse il più significativo per me è stato il giorno del concorso a Firenze. Mi è sempre sembrato un traguardo estremamente difficile e lontano e quando è successo ha rappresentato una vera e propria svolta. Una persona fondamentale è stato il professor Zucchiatti. Un mentore e un insegnante eccezionale, che mi ha guidato ed aiutato a conoscere e comprendere questo ambiente molto ampio e complicato".
Ha un fagottista di riferimento o qualcuno a cui si ispira? "Ho sempre cercato di imparare da tutti, su tutti i livelli, perché chiunque può insegnare qualcosa. Sophie Dervaux, primo fagotto dei Wiener Philarmoniker, è sempre stata la mia fagottista preferita, quella da cui ho preso maggiormente ispirazione. Per quanto riguarda un modello di stile e ricerca musicale, guardo ad Alfred Brendel, pianista, uno dei più grandi musicisti del secolo scorso".
La persone più carismatiche che ha conosciuto nell’ambiente? "Grandi direttori come Gatti o leggende come Mehta".
Quanto tempo dedica allo studio e cosa fa nel tempo libero? "Negli ultimi anni ho reso lo studio una priorità assoluta. Cerco di studiare tutti i giorni, sullo strumento, non più di 4 ore. A questo bisogna aggiungere il tempo da dedicare allo studio delle partiture per ogni concerto: ogni opera, ogni sinfonia, è quasi sempre la prima volta. Nel tempo libero amo stare con gli amici. Mi piace il calcio e sono sempre andato al Picco a seguire lo Spezia, ora riesco solo raramente".
Che musica ascolta ‘extra classica’? "Mi piace approfondire diversi generi musicali. La musica classica è totalizzante e necessita di una certa attenzione e tempo, mentre spesso c’è bisogno di più leggerezza, che trovo ad esempio nel jazz o nella musica rap statunitense che ascolto dal liceo".