REDAZIONE LA SPEZIA

L’architetto Carlo Stanga "Nei disegni racconto le città A ispirarmi è la meraviglia"

Passione nata da piccolo: "Anche oggi amo cogliere le differenze, la molteplicità del mondo". Appuntamento domenica alle 12, al cinema Moderno: dialogherà con Giulia Capodieci.

L’architetto Carlo Stanga "Nei disegni racconto le città A ispirarmi è la meraviglia"

La meraviglia di guardare la realtà con occhi sempre curiosi e rivolti alla bellezza, è questo forse il segreto alla base dell’inesauribile creatività di Carlo Stanga? L’architetto e illustratore che grazie ai suoi disegni ci permette di condividere la sua personale lettura del mondo, sarà al Festival della Mente domenica alle 12, al cinema Moderno. Dialogherà con lui l’esperta di comunicazione Giulia Capodieci, in "Wunderkit: cinque oggetti per la creatività".

Quando nasce la sua passione per il disegno e l’architettura?

"La passione per il disegno è nata inconsapevolmente quando avevo 1 anno in mezzo. Ho cominciato a parlare tardi, a 2 anni e mezzo, ma disegnavo molto. Facevo disegni particolari. Per la passione per l’architettura, ad 8 anni mi è successo di visitare Roma, rimanendo impressionato dal Pantheon. Ricordo che dopo quella visita dissi che da grande avrei voluto fare l’architetto. Poi, più avanti, queste due passioni si sono unite. Disegno, infatti, soprattutto architetture, interni, esterni e mi piace raccontare le città".

Mi ha incuriosita. Quali erano questi disegni particolari che faceva da bambino?

"In genere i bambini disegnano case. Io non disegnavo casette con il comignolo, ma alberi molto diversi tra loro. Mi aveva colpito il fatto che la realtà sia molto complessa, piena di particolari e non così standardizzata. Anche oggi nei miei disegni amo cogliere le differenze, la molteplicità del mondo. Poi, stranamente disegnavo streghe ed elicotteri. Anche oggi disegno molti elicotteri quando rappresento le città".

Quest’anno al Festival della Mente si parla di meraviglia e del meravigliarsi. È la meraviglia del mondo che la circonda ad aver fatto scattare la scintilla della sua passione?

"La meraviglia che nasce dall’ammirare, dal guardare, è per me una fonte di energia e di ispirazione ed è alla base del mio lavoro. Quando una cosa mi colpisce, inspiegabilmente crea in me il desiderio di disegnare e condividere con gli altri. Il disegno è legato alla condivisione. Vuol dire mettere su un foglio di carta, che tutti possono vedere, la mia interpretazione della realtà. Essere curiosi è importantissimo. Bisogna essere sempre pronti a cogliere le cose meravigliose di cui il mondo è pieno, anche in situazioni che a prima vista potrebbero sembrare non particolarmente interessanti. Il mondo, in realtà, se si è capaci di cogliere questi aspetti è sempre molto ricco di suggestioni".

Quindi il disegno per lei non è solo un’esigenza di affidare alla carta la sua visione del mondo ma di condividerla?

"No, già il disegnare mi fa stare molto bene. Soprattutto se mi rendo conto che il disegno rispecchia quello che ho in mente e riesce a raggiungere il risultato da me sperato. Disegnare è un’attività solitaria, magari ascoltando musica. A me piace sentire, ad esempio, le conferenze mentre che lavoro. Soprattutto quando coloro. Invece quando realizzo il tratto ho bisogno di una concentrazione più intensa. Il passo successivo è condividere con gli altri ciò che ho messo sulla carta. È sempre successo, fin dagli uomini preistorici che disegnavano nelle caverne per condividere la meraviglia del mondo, per vivere insieme questo stupore".

Il tratto e il colore sono strumenti di linguaggio universali. Ma dei due quale, secondo lei, comunica di più?

"Sono due cose molto diverse. Forse è una definizione un po’ rigida, ma diciamo che in generale la struttura del disegno, la linea, è l’aspetto razionale, mentre il colore è più legato al sentimento. Utilizziamo il rosso per l’amore, il verde per l’invidia, il blu in inglese vuol dire triste… È anche vero che, quando disegno una città molto densa, fantastica, in cui voglio descriverne la complessità, non utilizzo colori, è fatta al tratto e anche quello può generare meraviglia. Uso sempre un numero limitato di colori. Più che il colore, a me interessa il contrasto: le luci, le ombre. La luce mette più in evidenza i dettagli che compongono il mondo e la meravigliosa complessità dell’universo".

Quant’è importante meravigliarsi oggi?

"È fondamentale. Oggi viviamo questa malattia che è la ’pseudo meraviglia’ indotta da internet e dall’utilizzo dei social, dove gli algoritmi ti fanno vedere cose che dovrebbero destare meraviglia. Una specie di ’meraviglia su misura’ che ti mantiene sempre nello stesso solco delle cose che ti piacciono e non ti permette di scoprire quello che potrebbe stimolare un senso nuovo di stupore. Credo che sia molto importante uscire dallo standard e osservare la realtà più approfonditamente, con più curiosità, per vivere la meraviglia, un sentimento sempre positivo che crea benessere".

Maria Cristina Sabatini