REDAZIONE LA SPEZIA

L'appello di Susan, vittima del molestatore: "Aggredita dal maniaco, aiutata da nessuno"

La cantante Susan Bobotti, tra le vittime del molestatore seriale, racconta il dramma e chiama gli spezzini alla vigilanza e alla solidarietà

Susan Bonotti

La Spezia, 15 ottobre 2019 - Dopo l’ultima aggressione del maniaco sessuale non ha avuto esitazione a metterci la faccia per raccontare il suo dramma. Una donna-coraggio e di talento Susan Bonotti, 26 anni, cantante di professione, dall’animo sociale. «E’ giusto che le altre ragazze sappiano e che chi è chiamato a dare un volto e un nome all’aggressore siano incalzati. Sono convinta che ad agire si una sola persona: va smascherata e assicurata alla giustizia con i percorsi della legge», dice preoccupata dal fenomeno e dalle reazioni - come quella delle ronde fai-da-te - per spiegare la scelta di finire alla ribalta televisiva della trasmissione di Rai Uno, Storie Italiane condotta da Eleonora Daniele, dopo i servizi-inchiesta sul campo girati dall’inviata Roberta Spinelli.

Ora rilancia, con puntualizzazioni. La mente corre al 30 marzo scorso, ore 23,40. Il luogo è di quelli che apparirebbero sicuri: viale Italia all’altezza di corso Nazionale. A pochi passi c’è la questura. Un po’ più in là c’è la caserma dei carabinieri. Il maniaco sguscia dal buio, complice l’illuminazione carente. «Ascoltavo musica con le cuffiette. Mi ha preso alle spalle. Ha allungato la mano sui glutei, per poi risalire. E’ stato un choc. Mi sono messa ad urlare...». E lui? «E’ scappato via». Ricorda le sue fattezze? «Era incappucciato. Si tratta di un uomo magro, alto un metro e 70 circa. Indossava pantaloni scuri, una felpa. Ai piedi aveva delle scarpe di ginnastica...» Qualcuno lo ha visto? «Di certo diverse persone hanno sentito le mie urla. Ma non hanno mosso un dito. Sono rimaste dove erano. Sconcertante...» Nessun aiuto? «No, nessun aiuto. Nemmeno per porgermi un bicchiere d’acqua. Ciò ha allargato la ferita nel mio animo. Ed è giusto che si sappia: finchè i cittadini restano indifferenti ai drammi altrui, sarà sempre peggio». Ha trovato consolazione nelle forze dell’ordine? «L’approccio iniziale, in questura, non è stato incoraggiante. Mi è stato detto che se quel gesto era interpretabile come una carezza non c’era da fare denuncia. Ma non c’era niente di affettuoso. Lo hanno capito gli investigatori, un uomo e una donna, ai quali ho raccontato i dettagli». E’ cambiata la sua vita da quel momento? «Ho paura. Mia madre vorrebbe che alla sera non uscissi. Ma occorre vivere e impegnarsi contro l’indifferenza. Nel mio piccolo l’ho fatto, componendo una canzone. Penso che anche la musica e l’arte siano un’occasione di denuncia e di crescita sociale». Cosa chiede alle forze dell’ordine? «Di fare presto e bene per assicurare alla giustizia il maniaco. Sono sempre pronta a collaborare, a maggior ragione dopo aver saputo che fra le vittime delle aggressioni ci sono state delle ragazze minorenni che non hanno sporto denuncia per paura». Cosa chiede al Comune? «Di manutenere al meglio l’illuminazione pubblica. Il maniaco sfrutta i black out dei lampioni per agire. Anche le telecamere di videosorveglianza posso risolversi in un deterrente e in uno strumento utile alle indagini» C’è chi (Forza Nuova) ha diffuso un volantino per dar vita a delle ronde notturne... «Ho visto, i toni non mi sono piaciuti. Credo che non sia quella la strada da battere per smascherare e dare una lezione al maniaco. Il rischio della degenerazione è in agguato. Ma non voglio addentrarmi in questioni politiche. Vorrei solo che fossero le forze deputate a liberarmi, a liberarci da un incubo». Può anticiparci qualcosa della sua canzone? «E’ il racconto di quello che mi è successo. E’ il racconto della paura provata, della rabbia per l’indifferenza che si fanno appello alla coscienza e all’impegno di tutti, dai semplici cittadini alle forze dell’ordine».

Corrado Ricci