FRANCO ANTOLA
Cronaca

La sfida del Pnrr, in arrivo sei case di comunità "Ma quello che fa la differenza è il contenuto"

Il direttore generale dell’Asl5 Cavagnaro fa il punto sulle novità dispiegate dai fondi e sulle criticità di strutture e personale. Nei primi dieci mesi dell’anno, 66 dipendenti in più per il comparto. Ma il saldo tra assunzioni e cessazioni per i medici è ancora a zero

di Franco Antola

L’Asl 5 sarà in grado di rispondere alla sfida del Pnrr predisponendo, con Regione Liguria, strutture e personale capaci di rispondere alla domanda di assistenza che arriva dai territori e colmare le attuali lacune, su cui pesano fra l’altro le criticità del vecchio Sant’Andrea e l’emergenza pandemia? Ne abbiamo parlato col direttore generale di Asl 5, Paolo Cavagnaro, che anticipa in questa intervista alcune ipotesi di lavoro. Come quella delle case di comunità, che saranno presumibilmente due per ogni distretto sanitario. Strutture che andranno però "riempite" con un numero sufficiente di figure professionali, chiamate a lavorare "in rete", col coinvolgimento di medici di base, pediatri, specialisti ambulatoriali e ospedalieri, servizi sociali. Oltre a un più deciso impegno sul fronte dei servizi territoriali.

Dottor Cavagnaro, la quota che toccherà alla Liguria degli otto miliardi del Pnrr in materia sanitaria è di 194 milioni, che dovrebbero essere destinati a case di comunità, progetti di telemedicina, assistenza domiciliare, ospedali di comunità, ammodernamento del parco tecnologico. I tempi sono ristretti. Un ruolo importante, oltre alla Regione, toccherà anche alle Asl. Avete cominciato a discuterne?

"Abbiamo cominciato a parlarne fattivamente soprattutto per quanto riguarda la riorganizzazione e il potenziamento dei servizi territoriali con obiettivi e azioni specifiche: garantire la presa in carico delle persone fragili e non autosufficienti ampliando i servizi di cure domiciliari, in particolare il servizio di assistenza infermieristica sul territorio; introdurre nell’organizzazione delle équipe multidisciplinari al domicilio, gli infermieri di famiglia o di comunità; garantire una più ampia funzionalità delle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca, prima denominate Gsat, Gruppi Servizi Assistenziali Territoriali); favorire l’integrazione sociosanitaria e la valutazione multidimensionale dei bisogni complessi dei pazienti, potenziando il servizio di assistenza sociale sul territorio (Servizi sociali aziendali); garantire il coordinamento delle attività sanitarie e socio-sanitarie territoriali, avvalendosi di una centrale operativa (Hub) con funzioni di raccordo con tutti i servizi del territorio (Comuni, Cooperative, Erogatori, Terzo settore (Associazioni, Comitati, Volontari) e con il sistema di emergenza urgenza, anche mediante strumenti informatici e di telemedicina; facilitare e promuovere il raccordo tra tutti i servizi e la continuità ospedale-territorio, adottando strumenti di segnalazione e valutazione multidimensionale dei bisogni".

Case di comunità: c’è un’idea di quante ne saranno destinate a Spezia?

"Il finanziamento del Pnrr per interventi strutturali dovrebbe riguardare la ristrutturazioneampliamento di 5 case di comunità, l’importante è sì il ‘contenitore’ ma soprattutto il ‘contenuto’ quindi un nuovo modo di lavorare ‘insieme’ a medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, specialisti ospedalieri, servizi sociali comunali per una presa in carico integrata dei bisogni del cittadino che sono oggi prevalentemente legati a patologie croniche e a diversi gradi di disabilità e non autosufficienza. La Direzione dell’Asl 5 comunque ha intenzione di attivare almeno due case di comunità per distretto sociosanitario".

Dal sindaco di Levanto è venuta la proposta di realizzare lì un ospedale di comunità. È una strada percorribile?

"La direzione di Asl 5 ha già proposto la realizzazione di due ospedali di comunità, uno a Levanto e uno a Sarzana, quest’ultimo nell’attuale hub vaccinale. Credo che ciò sia necessario e Regione è disponibile a realizzarli".

Le risorse ci sono, manca però ora tutta la fase della programmazione dei servizi e del personale. Pensa che con tempi così ristretti, pochi mesi, sia possibile mettere a punto il modello tracciato?

"Stiamo facendo molti concorsi, ma è evidente la carenza di specialisti su tutto il territorio nazionale. Per quanto riguarda le assunzioni nei primi 10 mesi abbiamo un saldo positivo di 66 dipendenti prevalentemente del comparto, mentre per quanto riguarda la dirigenza il saldo è zero, cioè il numero degli assunti è uguale a quello dei cessati. Da oggi alla fine dell’anno entreranno comunque in servizio altri 5 dirigenti medici".

Già al momento del suo insediamento come direttore generale lei aveva indicato un significativo potenziamento dei servizi territoriali. A che punto siamo?

"E’ rilevante il fatto che dopo molti anni sono stati assunti educatori professionali, in numero di 15, per i servizi collegati alla psichiatria, neuropsichiatria infantile e adolescenza e per la disabilità. Un servizio importante è la ripresa dello screening mammografico con un importante investimento strutturale che è l’acquisizione di un nuovo mammografo a Bragarina. Con il progetto ‘Restart’ di Regione Liguria abbiamo anche potenziato la specialistica ambulatoriale, sia direttamente attraverso i nostri servizi, sia attraverso 8 centri e studi di diagnostica strumentale e un centro di fisiochinesiterapia che integrano l’offerta aziendale. Recentemente i centri convenzionati hanno supportato l’azienda per l’abbattimento delle liste di attesa e implementato l’offerta, per le aree più critiche, con prestazioni di specialistica ambulatoriale garantendo altresì le prestazioni successive conseguenti a un percorso di presa in carico, soprattutto nelle branche di Cardiologia e Ortopedia. Al budget complessivo assegnato per l’anno 2021 che è di circa 1,2 milioni di euro sono stati aggiunti, come da assegnazione regionale, 281.000 euro per l’ultimo trimestre".