
di Elena Sacchelli
È ideale per la colazione, ma anche per pranzi di lavoro e aperitivi, specialmente per chi vuole prendersi una pausa e godere della vista di una delle più suggestive piazze del centro storico. E se per i sarzanesi il Costituzionale è considerato una vera e propria istituzione il motivo è ben presto spiegato: il rinomato bar che dal 1966 è gestito dalla famiglia Coraglio sta per spegnere la sua 188ª candelina. Ad aiutarci a ricomporre le tappe salienti delle origini del bar più antico della nostra città è stato proprio Gabriele Coraglio, attuale titolare del Costituzionale, che con i documenti e i cimeli alla mano ne ha ricomposto storia e curiosità.
Si parte dal 1833, quando il patriota sarzanese Pasquale Berghini, affiliato alla Giovane Italia, mentre stava sorseggiando un caffè proprio in quello che oggi è il bar Costituzionale, fu avvertito dalla propria domestica che i carabinieri regi lo stavano cercando, dandogli così modo di darsi alla fuga. Risale invece al 1855 la lettera scritta da Maddalena Neri, moglie di Francesco Manfredi, e indirizzata a sindaco e consiglieri di Sarzana dove chiedeva il permesso di aprire una bottega di caffè denominata appunto ’Costituzionale’ al piano terra di palazzo Podestà, in quella che allora si chiamava piazza Calcandola. Inutile dire che la richiesta fu accolta. Da Sandro Pertini a Carla Fracci, da Zucchero a Paul Young, fino ad arrivare a Vittorio Sgarbi e a Mario Soldati. Non si possono neppure contare le personalità di spicco che nell’ultimo secolo sono passate dal Costituzionale. "Ricordo con allegria – ci ha confessato con il sorriso Gabriele Coraglio – che Mario Soldati era solito chiedere un caffè bollente, ma una volta l’allora barista Massimo Pasquali gli scaldò la tazzina un po’ troppo, fino a farla diventare rovente. A quel punto il signor Soldati, non senza ironia, disse: ’Volevo il caffè bollente, mica la tazzina!’".
Estremamente fiero del lavoro e della passione tramandatagli dalla madre Graziella e dal padre Ugo, Gabriele ha fatto un tuffo nel passato lungo almeno 30 anni per raccontarci con orgoglio la sua vita trascorsa tra il pubblico e dietro il bancone di quel bar che per lui è sempre stato una seconda casa. "Un altro episodio che ricordo con estremo piacere risale a una ventina d’anni fa – ha aggiunto il titolare del Costituzionale-. Due clienti mi chiesero dei cocktail Martini e ci fermammo a parlare di quel distillato inconsapevoli del fatto che seduto in un tavolo vicino c’era proprio l’allora presidente dell’azienda, Maurizio Cibrario, oggi presidente onorario. Una persona squisita che tornò ad assaggiare la nostra versione del cocktail e con cui ho coltivato un rapporto di stima e amicizia".
Il timore più grande resta quello legato al futuro più prossimo, ma la speranza è che al più presto la pandemia da coronavirus divenga soltanto un brutto ricordo. "Il maltempo non ci sta aiutando – ha concluso Gabriele – ma non ci possiamo fare nulla, solo resistere. L’importante è che non si facciano più passi indietro perché se malauguratamente dovessero esserci imposte nuove chiusure il rischio di non sopravvivere ci sarebbe. Penso soprattutto ai miei preziosi dipendenti come Michele, Francesca e Giuseppina. Rispettiamo tutti le regole senza strafare, e preghiamo perché quella alle porte possa essere almeno un’estate quasi normale".