
’Integrazioni’ dalla parte degli altri Garantire un futuro ai più deboli con l’inserimento socio lavorativo
Formula che vince non si cambia. Una mano tesa per rispondere ai bisogni dei più fragili, puntando sull’integrazione tramite l’inserimento socio-lavorativo: strumenti per disegnare un futuro, dando in mano a queste persone le chiavi per aprire una porta che sembrava ormai definitivamente chiusa. Sono 80 i partner fra istituzioni, enti, associazioni e imprese che per il 2023 si sono uniti a supporto del progetto nato grazie ad un protocollo d’intesa siglato nel 2016 da Fondazione Carispezia con Caritas Diocesana La Spezia-Sarzana-Brugnato, Parco Nazionale delle Cinque Terre, Confagricoltura e Confederazione Italiana Agricoltori. Il nome è una crasi, ma anche un manifesto: ’IntegrAzioni’. Ieri la presentazione della nuova annata di un impegno che parla da sé grazie ai suoi numeri: oltre 600 colloqui di lavoro, 31 corsi di formazione, più di 500 cicli professionalizzanti, 180 percorsi offerti tra borse lavoro e tirocini e 66 persone assunte con regolare contratto. Da un presente incerto ad un domani che diventa solido.
E così si va avanti, puntando soprattutto sul settore primario, ma anche – grazie a nuovi partner – ad un allargamento fra territorio e campi di intervento. Le prime risposte sono arrivate da agricoltura e viticoltura, del ripristino dei muretti a secco e della manutenzione del territorio, e per quest’anno a dare una chance ci saranno anche la nautica e la ristorazione, non soltanto nello Spezzino, ma anche in Lunigiana. Nuovi percorsi di inserimento socio-lavorativo a beneficio di soggetti a rischio di esclusione sociale quali richiedenti asilo, detenuti, persone in comprovata difficoltà economica e sociale. E per "IntegrAzioni" è possibile di parlare, alla luce dei risultati conseguiti, di salto di qualità: da progetto pilota a modello innovativo di intervento che si replica di anno in anno, sulla scia delle ricadute positive a più livelli. Sulle persone che vengono reinserite nella società in primis, ma anche sul territorio, con un incremento della sua salvaguardia che va a braccetto con l’agricoltura, sul welfare, i cui effetti risultano potenziati e sull’interazione fra i vari attori della comunità. A questo va aggiunto un effetto ulteriore: la forte attivazione della società civile. Cresce, infatti, il numero di volontari che si dedicano al progetto: "attori fondamentali per la riuscita dei percorsi di autonomia dei beneficiari" per i promotori. E non finisce qui, perché sono nate due nuove imprese sociali grazie a questo esperimento ormai consolidato: la cooperativa Il Cedro, impegnata nella manutenzione del verde, e l’azienda agricola Il Sicomoro, con 14 lavoratori assunti.
Chiara Tenca