La Spezia, barche a fuoco nel rimessaggio nautico, l’ombra del dolo. "Scena da brivido"

Mistero nel quartiere di Pagliari. Le fiamme si sono sviluppate in due punti

Vigili del fuoco in forze a Pagliari per domare le fiamme nel deposito di barche

Vigili del fuoco in forze a Pagliari per domare le fiamme nel deposito di barche

La Spezia, 20 maggio 2022 - ​Una lingua di fumo, una colonna, una nuvola-choc. Fenomeni in rapida successione ieri, attorno alle 13,30, a Pagliari, con percezione ad ampio spettro - in pratica in tutto il golfo - in un crescendo di interrogativi e paure, in parte scioltesi col dissolversi della cappa per effetto del tempestivo, e risolutivo, intervento dei Vigili del fuoco in assetto super protetto. Nessuna vittima, questa è la cosa più importante. Ma polmoni messi a dura prova per chi abita in zona.

L’incendio si è sviluppato in un rimessaggio nautico. Le cause sono ancora misteriose. C’è, però, una certezza: il manto di polline sparso dagli alberi in fiore è stato facile preda delle fiamme. Che esse siano state innescate dal lancio sconsiderato di una cicca di sigaretta o da azioni dolose, il risultato è stato devastante: alcune barche, di piccola taglia, andate a fuoco. Il loro materiale - la vetroresina - ha amplificato gli effetti visivi e nocivi del rogo. Nel cielo, una danza di veleni. A terra timori e reazioni: rabbia e sconcerto del titolare del rimessaggio, Massimo Maggiani, sospettoso che il fenomeno abbia una genesi mirata; proteste dal fronte degli abitanti per lo stato di abbandono in cui versa il quartiere, complice la dinamica stagionale del polline e la mancata cura del verde.

L’area è quella di Pagliari che si sviluppa a destra e a manca dell’omonimo torrente che scende dalla collina di Pitelli, martoriata dalle discariche; ora è secca; il ’letto’ era colmo di polline, andato in fumo. E’ partito da lì l’incendio? E’ probabile. Di certo le fiamme si sono sviluppate ad una manciata di metri dalle case. "Una scena da brivido. Il fumo nero e acre si è levato mentre ero con la famiglia nell’abitazione" dice Michele Accardo, tra i primi a dare l’allarme e a comprendere cosa fosse successo. C’è voluto poco a capire che a fuoco erano andate alcune barche e altro materiale in deposito. Due le aree interessate, ad una distanza di venti metri l’una dell’altra. La circostanza che legittima due ipotesi investigative: l’effetto del polline incendiato che, spinto dal vento, ha fatto da veicolo del fuoco da un punto all’altro o l’azione di un’unica mano con intenti mirati, presumibilmente dolosi. Il tarlo del sospetto rode il titolare del del deposito: "Lavoro qui da 40 anni, la convivenza col territorio non è stata sempre facile. Ma non è mai successo niente di simile. Di certo il polline ha amplificato gli effetti dell’innesco. Quello sparso sul canale ha fatto da miccia del rogo che poi è arrivato nel nostro deposito. Qualche tempo fa, sempre in questa stagione, un incendio si era sviluppato in un magazzino di terzi".

Ieri la priorità è stata quella di salvare il salvabile: barche e vetture in sosta nei pressi del rogo. E, ancor prima, la messa in sicurezza delle case nei pressi del rimessaggio: un’autobotte dei Vigili del fuoco ha fatto scudo. Sul posto anche Polizia Municipale e Carabinieri, la prima per disciplinare il traffico lungo via Pitelli, i secondi per cooperare sul campo con i Vigili del fuoco e assumere elementi utili alle indagini.

Nella caserma Salvo d’Acquisto, in serata, nessun elemento per orientare le indagini su un binario preciso. Gran daffare per Massimo Maggiani per fronteggiare i danni e rassicurare molti clienti che, per effetto del passaparola, temevano di aver perso la loro barca, alla vigilia del varo. Le barche andate a fuoco sono solo una minima parte di quelle presenti nell’area, anche se l’effetto del rogo ha fatto pensare ad un fenomeno di ampia portata. Lo è sicuramente stato sul piano del fumo e dei veleni, in un’area che quanto a diossine e altre porcherie circolanti in passato, ha già sofferto la presenza delle discariche dove, sotto mentite spoglie, tra gli anni Settanta e Ottanta, fino ai primi anni Novanta, sono state seppellite tonnellate di rifiuti tossici.

Corrado Ricci