Il nodo da sciogliere Viabilità circolare o nuova struttura? Niet degli operatori

Vatteroni: "Darsena senza campata per fruire di tutte le potenzalità. Occasione di parcheggi e aree operative negli spazi ora off limits".

ll crollo del ponte levatoio della darsena di Pagliari (costato 2 miloni di euro) costituisce l’occasione per riprogettare l’opera in chiave migliorativa o, diversamente, per pensare a non ridare forma ad alcuna struttura di connessione su viale San Bartolomeo cogliendo nelle aree attigue (attualmente interdette), sul lato della Spezia e Lerici, degli ambiti da valorizzare.

Il tema, dopo il deposito della perizia sul default, torna di attualità mentre non sono ancora sanate, sul piano economico, le ferite sul fronte degli operatori che per oltre un anno e mezzo hanno fruito della darsena a mezzo servizio a causa del relitto dell’impalcato che faceva da barriera alle barche cabinate.

Ad aver manifestato in passato propositi di riconfigurazione viaria, per evitare il giro-darsena in atto dl 12 maggio 2021, era stato il sindaco Pierluigi Peracchini. Ne è sempre convinto.

"Confermo anche perchè il piano urbanistico prevede la strada", dice il primo cittadino.

Il presidente dell’Autorità di sistema portuale Mario Sommariva prende atto ma non corre: "Dobbiamo ancora ragionarci bene. C’è anche da capire il destino della struttura collassata, se deve essere smaltita o può rivelarsi utile in altri contesti".

Fra i ragionamenti da sviluppare sul futuro ci sono sicuramente anche quelli legati ai limiti operativi dati dalla conformazione del vecchio ponte che ha fatto crac; sono sicuramente da superare: così come era fatto limitava l’accesso e l’uscita delle imbarcazioni dalla darsena. Questa, per la profondità del suo fondale, avrebbe possibilità di accoglienza di gran lunga superiori. Ma l’inclinazione del ponte alla massima apertura, 60 gradi, impediva alle barche a vela di medie e grandi dimensioni di passarvi sotto, con l’albero.

"E’ come disporre di una Ferrari con il motore di una 500..." dice Giuliana Vatteroni, storica esponente della Cna che raduna tutti gli operatori della darsena che danno vita al consorzio deputato alla gestione del travel lift e alle manovre di apertura e chiusura del ponte e della sua manutenzione ordinaria. Traduciamo in barche l’esempio della Ferrari...

"La darsena è profonda 4 metri. Si tratta di un battente d’acqua funzionale ad ospitare barche a vela fino a 30 metri. Ma, a causa dell’inclinazione del ponte levatoio, il transito di barche alberate era possibile fino alla lunghezza media di 15 metri. Ma l’off limits era anche per le barche a motore più grandi".

Ciò vuol dire?

"Che la darsena non mette a frutto le sue potenzialità, quelle che gli operatori pensavano avesse quanto investirono prima che l’Autorità portuale, anni dopo, limitasse della metà le banchine in concessione".

Che fare?

"Penso che valga la pena prendere in considerazione la possibilità di non rifare alcun ponte. Il percorso a cornice della darsena, per i tempi che comprta, non è fonte di complicazioni per gli automobilisti: non ho mai avvertito lamentele. Così potrebbero essere colte le massime potenzialità della darsena. Ma ci sono anche altre ragioni".

Cioè?

"Penso che gli spazi attualmente off limits di viale san Bartolomeo, in asse col ’buco’ che si è aperto sullo stesso, potrebbero essere colti come potenzialità per allargare le operazioni in darsena, per ottimizzare il fattore sicurezza e anche per disporre di un maggior numero di parcheggi. La domanda di questi sale per effetto del vai e vieni dei diportisti dalla nuova marina del levante".

Corrado Ricci