REDAZIONE LA SPEZIA

I superstiti del "Gioberti". "Da brividi, il ricordo ci travolge"

Mario, 96 anni, e Vittorio, 94, erano a bordo del cacciatorpediniere ritrovato al largo di Punta Mesco

Mario Bonetti e Vittorio Dini (foto Umicini)

Viareggio, 9 aprile 2016 - Non erano a bordo del cacciamine Gaeta impegnato nella ricerche del Gioberti sui fondali al largo di Punta Mesco. Ma era come se ci fossero, col loro carico di conoscenze storiche, di dolore che ancora alberga nel loro cuore al pensiero dei marinai del cacciatorpediniere che persero la vita a causa del naufragio, quel tragico 9 agosto 1943. "Eravamo come una grande famiglia...", dicono memori del periodo trascorso sulla nave della Regia Marina.

Mario Bonetti, 96 anni, e Vittorio Dini, 94 anni, erano a Viareggio, in casa del secondo – con gli occhi sgranati e le palpitazioni accelerate – quando davanti ai loro occhi si sono materializzati i contorni del relitto-sacrario che riposa a 587 metri di profondità. Questione di tecnologie che, quando erano marinai, nemmeno erano immaginabili: il sommergibile filoguidato e telecamerizzato Pluto-Palla, gli smartphone, i computer, internet.

Il tempo che l’immagine comparisse sullo schermo a bordo della nave, fosse consegnata all’obiettivo di un Iphone e girata al computer di Vittorio... Ed ecco che la “famiglia’’ si è ricomposta, tra passato e presente. "Vi porgo il saluto riverente della Marina; siamo tutti emozionati, tanto più nel pensare a voi, testimoni della storia, che ora riaffiora...": l’ufficiale dell’Ufficio Storico della Marina Marco Sciarretta parla al telefono con Mario e Vittorio quando le riprese del Gioberti entrano nel computer maneggiato dal secondo con la scioltezza del ragazzo.

I due superstiti – trovati da La Nazione, avvisati e connessi all’evento – hanno radunato foto d’epoca, documenti e libri. E’ come se, all’improvviso, fossero entrati nella macchina del tempo e tornati lì, sul Gioberti. "Abbiamo i brividi comandante... Le emozioni ci stanno travolgendo: riviviamo un dolore ma ci fa piacere che vi siate ricordati di noi e dei nostri compagni".

Il momento, nel suo dipanarsi grazie alle avanguardie tecnologie, ha anche una dimensione antica, sacrale. C’è silenzio a bordo del Gaeta. Una consapevolezza si impone: essere sulla verticale di un grande cimitero sottomarino. Nove i caduti, 95 i dispersi, secondo i report di allora. Attorno alla nave – emerge dalle riprese – è fiorito il corallo bianco. La geologa Marzia Bo che partecipa alla spedizione, rileva: "E’ un fenomeno ricorrente attorno ai relitti alle grandi profondità... da studiare". Ci piace pensare che sia l’omaggio della Natura alle anime dei marinai, di tutti i tempi.

Corrado Ricci