
Parlare della storia di Willy e Vitty ha generato in classe un interessante dibattito sui "Giusti" e sui criteri per identificarli. Che sia quella individuata dallo Yad Vashem o, più estesamente, quella allargata recentemente da Gariwo a tutte le situazioni che la storia e l’attualità ci offrono, l’idea di "giusto" non sempre mette d’accordo tutti; "giusto", "buono", sono concetti che in molti casi risultano divisivi, perché la valutazione personale è spesso di parte, legata a opinioni, idee, stereotipi che ci portiamo dentro.
Nel dibattito in classe, ognuno ha proposto il nome di una persona del proprio Paese di origine che reputava "giusta", ma sono emerse perplessità e discordanze, perché sono risultati tutti personaggi "di parte". In realtà, un "giusto" di solito non è semplicemente una persona che ha combattuto per la propria parte, ma che ha saputo mettere le ragioni umanitarie al di sopra dei propri interessi e delle proprie stesse idee. Fra i personaggi proposti, infatti, predominano i combattenti per l’indipendenza di uno stato o di un popolo, i dissidenti politici rispetto a un regime liberticida o persone che si sono battute per i diritti di qualche minoranza. Non sempre, però, piacciono a tutti, anche se una cosa è certa: parlarne, discutere, confrontarci è già stato una conquista. Rispetto ai "Giusti", l’obiettivo da raggiungere non è quello di creare degli idoli da adorare, ma cercare nel nostro piccolo, quotidianamente, di essere noi per primi più giusti, nel quotidiano, senza attendere di doverlo essere di fronte alla tragedia di sopraffazioni e genocidi.