REDAZIONE LA SPEZIA

"Ho reagito perché qui c’è tutta la mia vita"

Parla il gioielliere ferito venerdì scorso durante una rapina a Ceparana: "Prendere un’arma per difesa? Meglio di no, li avrei uccisi"

"Ho reagito perché qui c’è tutta la mia vita. Non ho rancore verso i rapinatori, ma spero nelle indagini dei carabinieri. Prendere un’arma? No, probabilmente venerdì li avrei uccisi". Nove punti di sutura alla testa, il volto che porta ancora i segni della violenta aggressione, ma una forza di volontà talmente grande da riportarlo già dopo pochi giorni nel suo negozio per programmare la riapertura, prevista domani. Franco Novelli, il gioielliere dell’omonima storica attività di Ceparana, vittima venerdì sera di una rapina, ripercorre quei tragici momenti quando, poco prima della chiusura, fu aggredito nel suo negozio da due criminali e poi derubato di orologi e preziosi.

Innanzitutto, come sta?

"Sto molto meglio, sicuramente la ferita maggiore non è quella psicologica ma quella fisica, perché comunque la rapina fa parte di quei rischi cui va incontro chi ha una gioielleria. In ventisei anni di attività non mi era mai accaduto nulla di simile".

Ha avuto paura?

"In realtà non c’è stato il tempo, tanto è stata rapido l’evolversi della situazione: non appena ho aperto la porta, mi hanno aggredito. Erano due, italiani, parlavano con frasi corte e composte, la sensazione è che avessero fatto uso di stupefacenti. Uno ha subito tirato fuori la pistola. Non sono un esperto di armi, ma sembrava vera, era pesante, di metallo".

Cosa l’ha spinta a reagire?

"Qui c’è tutta la vita della mia famiglia, i tanti sacrifici che abbiamo fatto per avere un negozio senza contrarre debiti, né con le banche né con i fornitori. Credo sia stata una reazione d’istinto, direi normale e spontanea, ma nessuno voleva fare l’eroe. C’è stata una colluttazione, quello che aveva in mano la pistola mi ha colpito tantissime volte, tanto che c’era un lago di sangue a terra".

E poi?

"Si sono diretti verso una cassaforte, era aperta visto che ero ormai in chiusura. Si sono comportati da professionisti: hanno portato via i pezzi più importanti e hanno lasciato quelli che valevano meno. Hanno preso la mia collezione privata di Rolex, sto ancora facendo l’inventario del ‘metallo’ e della gioielleria, ma mancano sicuramente un panno con dei diamanti, e uno di girocolli, sempre con diamanti".

Un messaggio ai rapinatori?

"Non diventeranno ricchi con quello che hanno rubato, sono convinto che siano solo degli esecutori su commissione e dunque prenderanno solo le briciole. E, se li prendono, ne pagheranno anche le conseguenze. Nella vita si sbaglia tutti, nessuno è un santo: non ho rancore nei loro confronti, sono persone che vivono ai margini della società e che magari sono state usate".

Spera nella giustizia?

"Sono certo che i Carabinieri stiano facendo il massimo".

Molti gioiellieri che subiscono una rapina, decidono poi di acquisire il porto d’armi e una pistola. Lei?

"No. Probabilmente venerdì li avrei uccisi. Faremo sicuramente dei miglioramenti, aumentando la polizza assicurativa".

In questi giorni le sono arrivate tante dimostrazioni di vicinanza…

"Tante telefonate e tantissimi messaggi, mi hanno fatto molto piacere. Il rapporto coi clienti si vede anche da questo, e noi nel nostro piccolo da 26 anni cerchiamo di coltivare questa nostra passione per vederli soddisfatti. Mercoledì riapriamo: non vediamo l’ora".

Matteo Marcello