Heydi, alfiere di viticoltura antica "Niente chimica, solo tanta fatica"

Bonanini racconta cos’è un vigneto ’eroico’. "Faccio tutto come cent’anni fa. Nessuno lo vuole fare più"

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di Vimal Carlo Gabbiani

L’eroe - dal greco héros - si pone su un piano intermedio tra l’uomo e la divinità. Non può sottrarsi alla morte e non possiede poteri sovrannaturali ma si distingue dagli uomini comuni per una forza e un coraggio straordinari. Heydi Bonanini non si considera un eroe, ma rivendica il proprio essere alfiere di una viticoltura antica, fiera, faticosa. Eroica, appunto, come stabilito dal Cervim attraverso precisi criteri che definiscono le situazioni dove è quasi impossibile avvalersi dell’ausilio della meccanizzazione dei processi produttivi. "La mia scelta – racconta appassionato mentre dalla sua vigna di Riomaggiore a strapiombo sul mare scruta l’orizzonte – è stata quella quella di non utilizzare la chimica, rinunciandovi sia nella coltivazione della vite sia nella vinificazione. A parte l’uso della monorotaia per il trasporto delle uve, faccio tutto come un secolo fa".

Il prezzo di tutto questo è una grande fatica e una lievitazione dei costi di sei volte superiore rispetto alla media. Una fatica così improba che alle 5 Terre i 1.200 ettari coltivati negli anni ‘60 si sono oggi ridotti a un centinaio. "Nessuno vuol far più questo mestiere. Io e i miei ragazzi facciamo su e giù per i terrazzamenti decine di volte al giorno, 365 giorni all’anno. Portando attrezzi, uva e pietre per manutenere i muretti a secco che sono la vera infrastruttura di questo bellissimo e fragile ecosistema". Basta una settimana di pioggia intensa per provocare piccole frane che poi vanno pazientemente ricucite, con un costo di 250 euro al metro quadro. "Una stagione particolarmente piovosa rischia di mandare il bilancio aziendale a catafascio. Il ruolo delle istituzioni in questo senso può essere fondamentale. Servono risorse per la conservazione dei muretti a secco, perché qui tutti gli elementi sono collegati tra loro: agricoltura, paesaggio e sicurezza del territorio". Volgendo lo sguardo verso il basso si vede il mare che si infrange sul dirupo e si sentono il vento e la salsedine che si scontrano sul tessuto geometrico delle fasce coltivate a vigneto lungo il pendio della collina.

Si capisce così subito, chiaramente, la ragione di un prodotto tanto speciale non solo nella confezione ma anche nel gusto, nel colore e nel profumo. "Lo Sciacchetrà deve la sua unicità – dice Bonanini mentre fa scorrere tra le dita della mano una manciata di terreno – al microclima e alla composizione della terra, un pietrisco fatto principalmente di arenaria". Oltre al re dei passiti la sfida è allargare sempre di più la produzione tenendo alta l’asticella della qualità. "Tante aziende stanno sperimentando i rossi, un tempo destinati solo all’uso familiare, e i rosati. Qualche coraggioso ha anche in progetto di recuperare il passito rosso, che fa parte delle nostre radici ed era un vino ancora più raro e di nicchia dello stesso Sciacchetrà. I margini di guadagno sono buoni con la vendita diretta alla ristorazione mentre si fanno più risicati con l’affido del prodotto alla distribuzione, comunque indispensabile per uscire fuori dai confini regionali".

Insieme a lui, ad aiutarlo nella cura dei filari, due colossi dalla pelle d’ebano, Moussa dal Senegal e Mamadou dal Mali. "Credo che la vita non sia fatta solo per ricevere ma anche per restituire qualcosa di quello che si è avuto. Il mio sogno di vivere attraverso la viticoltura si è avverato. Cerco di passare la mia conoscenza a dei ragazzi giovani che vengono da altri paesi, per aiutarli ad integrarsi nella società".

Ad accompagnarlo in vigna, quando libero dalla scuola, spesso anche suo figlio Jacopo, di appena 10 anni. "Cerco di trasmettergli la passione per la natura e per l’agricoltura. Il suo entusiasmo è la mia soddisfazione più grande". Di padre in figlio, attraverso il racconto e l’esperienza diretta. Come sempre si è fatto alle Cinque Terre anche nei secoli passati per mantenere viva un’avventura millenaria ricca di passione e irta di difficoltà. Per affidare al futuro una storia eroica.