REDAZIONE LA SPEZIA

Grinta e personalità, identikit dell’allenatore

Per ridare carica a una piazza delusa dalla retrocessione serve un tecnico in grado di ’dare la scossa’ a tutto l’ambiente Spezia

La prima domenica senza campionato ha il sapore del fiele: avrebbe potuto essere l’ottavo giorno di festa per la terza salvezza consecutiva in serie A, invece la delusione grava ancora come una cappa sui tanti che considerano lo Spezia come uno di famiglia. I Platek si sono affidati a un comunicato, dimostrando ancora una volta il loro essere digiuni di calcio e della piazza. Hanno evitato di sottoporsi a domande vere di giornalisti veri, di parlare direttamente alla città. Specialmente una piazza umorale come questa, che ha tifosi a prova di qualsiasi traversia, avrebbe bisogno di chiarezza e anche di una scossa emozionale. Veniamo da un’annata dove è stato sbagliato tutto, a partire dall’approccio con il pubblico, con una campagna abbonamenti che ha prodotto risultati risibili. Un management insufficiente a vari livelli, errori a catena in tutti i settori, non solo quelli tecnici: basti pensare alla gestione degli infortunati, che ha finito con lo zavorrare la squadra, presentatasi a Reggio con una manciata di giocatori in piena efficienza. Persino nella successione delle reti, la disfatta del ’Mapei’ ha ricordato a chi ha i capelli bianchi come chi scrive quella che avvenne a Lucca nel 1989. Ma le differenze sono enormi: allora alla guida c’era un piccolo imprenditore come Mimmo Mastropasqua e una squadra che andò molto oltre le sue possibilità, guidata da un vero guru come Sergio Carpanesi: con i diritti televisivi di oggi, otto giorni fa loro non sarebbero retrocessi. Qui c’è da rifondare tutto, non si può pensare di dare le redini della ricostruzione a chi ha fatto un miracolo alla rovescia. La scelta dell’allenatore dirà molto a questo riguardo. Il caravanserraglio di nomi, veri o gonfiati ad arte dai procuratori, abili nel lodare il loro vino come certi osti furbastri, è indicativo di una sola cosa: che non c’è nessuna idea forte su cosa si voglia veramente.

Tecnici diversissimi per esperienza, moduli, risultati, come se uno valga l’altro, ma non è così e soprattutto non è vero che l’allenatore non conta, ne abbiamo una prova evidente proprio in questi ultimi anni, per quanto nessuno dei due che si sono avvicendati quest’anno meriti il "crucifige". Gotti aveva evidenziato le carenze sin da subito e non è stato ascoltato, rivalutando peraltro un capitale che si era autodistrutto come Mbala Nzola. Semplici si è preso una squadra non più modificabile, aveva dato una scossa iniziale ma poi è stato sovrastato dalla catastrofe incombente, fino a venirne travolto. Entrambi non daranno buone referenze a coloro che si stanno avvicinando alla panchina spezzina, ne siamo certi. Ci vorrebbe un allenatore carismatico, di personalità, capace di allenare anche il pubblico, un requisito fondamentale in piazze non ’di plastica’ come questa. L’unico modo per ridare pieno slancio a una città ancora annichilita dalla concente delusione della retrocessione.

Mirco Giorgi