A 15 anni di distanza esce con un’edizione rivista "Giètz!", la graphic novel dello spezzino Andrea Campanella, che lo ha firmato insieme a Hannes Pasqualini, pubblicata da Tunuè. Nella città in riva al Golfo del ’44 piegata dai bombardamenti, il ventenne Nicola Bertini suona la tromba nella banda Puccini e, grazie all’incontro con un soldato afroamericano, troverà l’ispirazione per fondare un’orchestrina e dedicarsi alla musica, fino a diventare il trombettista jazz per antonomasia. "Mi ha chiamato l’editore per annunciarmi quest’operazione: era una delle prime opere di questo genere scritte per loro – spiega Campanella – e aveva riscosso successo, vinto un premio a Romix nel 2010 e anche a Treviso Comics per i disegni".
Che opera è questa e com’è cambiata nella riedizione? "Si tratta di un piccolo classico. Abbiamo pensato di fare una copertina nuova, con un bel cartonato spesso, di rivedere gli interni, le tinte, il viraggio e anche di mettere tavole aggiuntive. Si tratta di un’edizione ampliata, rivista e corretta; al suo interno c’è un codice qr con le musiche della graphic novel: una playlist di brani già noti e selezionati ad hoc. Con Hannes siamo stati molto felici di ritrovarci a lavorare".
Lei è un affezionato di questo genere. "Prima di "Giètz!" ho dedicato un fumetto a Bruno Visintin e posso dire di trovarmi molto bene con le biografie. Questa, però, è particolare: si tratta di un’opera di fiction, anche se in molti mi hanno chiesto chi fosse veramente Nicola. Posso dire che per me è la personificazione del jazz e che assomiglia a Chat Baker. Il gioco fra finzione e storia reale spesso è incomprensibile e la differenza fra vero e verosimile è minima. Avrebbe potuto essere un trombettista in carne ed ossa".
C’è anche la nostra città in quest’opera. "Sì, è una Spezia diversa, però. Oggi vediamo questi posti belli e pieni di persone ed è piacevole, ma quella era un’altra epoca: c’era quasi desolazione, seppur la loro meraviglia rimanesse". E che dire della musica? "Possiamo vedere "Giètz!" come un atto d’amore per un certo genere, vissuto in un certo modo. Ricordiamoci che all’epoca del fascismo, il jazz era considerato degenere. Così c’è l’incrocio con ciò che è stato davvero, compreso il 25 Aprile. Credo che paghi molto a livello di racconto".
Chiara Tenca