
Un motivo di soddisfazione personale e grane giudiziarie all’orizzonte per i due ’urbex’ che hanno violato il divieto di accesso ai bunker segreti della guerra fredda nella collina dell’Acquasanta, documentando l’esplorazione con le telecamere per poi pubblicare le riprese su YouTube. La soddisfazione è quella legata al numero delle visualizzazioni: 195.804, a ieri sera. Un botto e... un autogol: le grane a cui vanno incontro i documentaristi sono, infatti, ’figlie’ del report e dell’analisi effettuata sullo stesso dai carabinieri della Compagnia di stanza in Arsenale, attivati dalla denuncia del comandante di Marina Nord Giorgio Lazio. Lo screening del video, benché il volto dei soggetti non sia mai comparso, ha permesso di cogliere le tracce che hanno portato alla loro identificazione. Si tratta di due giovani: un belga di 37 anni e un olandese di 25 anni. Nomi e località di residenza restano top secret nella more della notifica dell’atto firmato dal procuratore della Repubblica Antonio Patrono che ha tirato le fila delle indagini sviluppate dai carabinieri per la Marina Militare diretti dal maggiore Gianmario Tocchini.
Il reato contestato è quello previsto dall’articolo 260 del Codice penale: introduzione clandestina in luoghi militari e possesso ingiustificato di mezzi di spionaggio. La pena prevista oscilla da uno a cinque anni a seconda della gravità della violazione.
In questo caso la gravità del fatto non sta solo nell’aver dribblato il divieto d’accesso (ben segnalato nella cartellonistica posta sui portali dei tunnel) ma nell’essersi esposti, gli urbex, a grossi rischi sul piano della incolumità, là dove i percorsi all’interno delle gallerie sono costellati di insidie indotte dall’usura del tempo e dalla presenza dell’amianto. Roba, causa fibre- killer, da andare incontro, tra 20 anni, ad un conto ben più salato di quello della giustizia: la malattia senza ritorno.
Da una parte l’esito deterrente dell’inchiesta dei carabinieri e, ancor prima, le misure adottate dalla Marina per blindare meglio gli accessi ai bunker costituiscono ora un’ "altolà" capace di scongiurare emulazioni. Nulla trapela sugli elementi specifici che hanno permesso ai carabinieri di giungere all’identificazione degli Indiana Jones fuori legge. Ruoli importanti potrebbe averli avuti la voce e alcune caratteristiche fisiche degli urbex cristallizzate, seppur sul piano del contorni, nel video-pirata. Di certo l’Interpol ha fatto la sua parte, all’estero, nel dare cemento all’impalcatura indiziaria frutto delle indagini sul campo e in rete dei militari dell’Arma, ricostruendo le fasi di pubblicazione del video su YouTube. Questa era avvenuta il primo dicembre. Nelle settimane scorse, la chiusura del cerchio.
Corrado Ricci