
Il comandante provinciale della Guardia di Finanza, il colonnello Massimiliano Re. Gli investigatori della finanza in questi mesi hanno portato avanti sul campo le indagini della Procura della Spezia
Diciotto indagati, tra cui un ammiraglio, un contrammiraglio e tre funzionari dell’Arsenale militare, oltre 14 milioni di euro in false fatture, episodi di truffa ai danni dello Stato e corruzione. Sono i numeri della maxi indagine con cui la guardia di finanza e la compagnia dei carabinieri della Marina, coordinate dal sostituto procuratore Elisa Loris, hanno messo sotto la lente l’attività di alcune aziende che operano all’interno dell’Arsenale della Marina, nonché i rapporti tra l’amministrazione militare e alcune imprese. Una prima svolta, dopo gli interrogatori di aprile, si è avuta in questi giorni, per effetto dell’ordinanza cautelare con cui il gip Tiziana Lottini, nel rigettare le richieste di adozione di misure interdittive a carico di dieci delle persone indagate, ha disposto il sequestro preventivo di denaro nei confronti di tre degli iscritti nel registro: si tratta di Fabrizio Maraglia, 60enne all’epoca dei fatti rappresentante legale della Siman, per il quale è stato disposto il sequestro di circa 4,5 milioni di euro; di Marco Faconti, negli anni amministratore delle aziende San Marco Service, San Marco Costruzioni Navali, Fama costruzioni meccaniche, Gemini, TeMa e Carpenluni, per poco più di 5,5 milioni; e di Michele Invernizzi, fino a pochi anni fa funzionario tecnico dell’Arsenale, per duemila euro. Quest’ultimo sarebbe al centro di un presunto caso di corruzione, in concorso con altre tre persone tra cui Maraglia: avrebbe redatto falsi certificati di regolare esecuzione di due appalti di bonifica dall’amianto, ricevendo in cambio una somma di duemila euro consegnata da alcuni dirigenti della Siman. Sono invece sei le persone – tra cui i tre sopraccitati – per i quali la Procura ipotizza l’associazione per delinquere. Tutti i cinque militari indagati, invece, non rivestono più i ruoli dell’epoca: l’ammiraglio è in congedo, il contrammiraglio in aspettativa, mentre i tre funzionari sono stati spostati in altri uffici.
Tra i reati a vario titolo ipotizzati dalla Procura, oltre a quelli finanziari e tributari, anche la turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, l’omessa denuncia del reato, truffa ai danni dello Stato e frode nelle pubbliche forniture. Le indagini realizzate dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria del comando provinciale guidato dal colonnello Massimiliano Re, hanno permesso di ipotizzare l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata alla sistematica commissione di plurimi reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto, attraverso diverse aziende del settore nautico impegnate anche in appalti di lavori eseguiti in Arsenale.
Nel mirino fatture per oltre 14 milioni di euro, emesse da società che, pur non avendo una struttura aziendale adeguata, potevano contare su un numero elevato di dipendenti che, attraverso fittizi contratti d’appalto, venivano somministrati illecitamente alle aziende realmente operanti. Tale schema, finalizzato a mascherare la reale natura dei rapporti di lavoro, avrebbe permesso di eludere le normative fiscali e previdenziali, generando indebiti crediti di Iva per circa 3 milioni di euro. Sotto sequestro, a seguito dell’ordinanza, sono finiti al momento oltre 1,6 milioni: oltre 120mila euro in contanti, oltre 400mila euro sui conti correnti bancari, undici immobili situati nelle province della Spezia e Massa Carrara per un valore di circa un milione di euro, oltre a preziosi e orologi, quote societarie e buoni fruttiferi postali.