REDAZIONE LA SPEZIA

Enel, trasferiti 20 addetti nella sede di Civitavecchia

Daranno manforte ai colleghi nella gestione dell’impianto a carbone del Lazio. Preoccupano gli sviluppi della crisi energetica: congelato il futuro di Vallegrande

Dalla Spezia a Civitavecchia per dare man forte ai colleghi impegnati a garantire una maggiore produzione di energia elettrica. Una ventina di dipendenti della centrale Enel di Vallegrande sono stati temporaneamente trasferiti nell’impianto a carbone laziale: una vicenda che lancia ombre sul futuro occupazionale e sulla ricollocazione dei circa sessanta dipendenti ancora ‘legati’ alla dismessa centrale spezzina. Il trasferimento è diretta conseguenza della sovrapproduzione chiesta dal Governo a Enel per far fronte alla crisi energetica determinata dall’invasione russa in Ucraina.

Nelle centrali di Fusina, Civitavecchia, Brindisi e Sulcis, chiamate a pieno servizio, mancano di fatto gli organici per gestire gli impianti. I 20 terawattora da garantire attraverso le centrali a carbone – due volte e mezzo superiori a quelli prodotti prima della pandemia e paragonabili a quelli del 2018, quando però i lavoratori del settore Coal erano circa 1300 rispetto agli attuali 850 –, hanno messo in crisi il colosso energetico, che a quel punto non ha potuto fare altro che chiamare in servizio nella centrale di Civitavecchia circa venti lavoratori dell’impianto spezzino. Una situazione temporanea accolta però con più di qualche timore dalla sessantina di lavoratori della centrale di Vallegrande, tanto che l’assemblea dei lavoratori nei giorni scorsi ha dato mandato ai sindacati di gestire la vicenda all’interno della vertenza nazionale. L’obiettivo è di scongiurare che la ‘chiamata alle armi’ in altre centrali della penisola possa far venire meno i percorsi e le opportunità di una ricollocazione delle maestranze in altre società del gruppo Enel presenti sul territorio spezzino. Viene chiesto dunque l’impegno di rimodulare la richiesta aziendale per rendere transitorio e non definitivo l’impiego dei lavoratori spezzini nelle altre centrali a carbone. Lavoratori spezzini che peraltro attendono di capire le intenzioni del Governo ed Enel circa una possibile riattivazione del gruppo a carbone della centrale spezzina. Una possibilità peraltro non remota, tanto che secondo indiscrezioni Enel avrebbe temporaneamente interrotto le attività di dismissione e demolizione del gruppo a carbone spento appena tre mesi fa, nel dicembre 2021, dopo essere entrato in funzione per alcune settimane per garantire con circa seicento megawatt di produzione al sistema energetico nazionale.

Una vicenda, quella dell’area Enel, sulla quale la crisi energetica pare aver congelato ogni ragionamento sugli utilizzi futuri. Apparentemente congelato il progetto per la costruzione di una centrale turbogas, anche gli appelli alle istituzioni e alla politica da parte delle organizzazioni sindacali locali paiono essere caduti nel vuoto: il rischio, da più parti prospettato, è che la riconversione a breve termine produca zero posti di lavoro, in quanto i progetti delle Bess (sistemi di accumulo di energia a batterie; ndr) e del fotovoltaico che Enel si è aggiudicata nell’ultima gara del capacity market, non prevedono risorse spezzine dirette e dell’indotto. Matteo Marcello