FRANCO ANTOLA
Cronaca

Enel, Cingolani sancisce lo stop al carbone Basta fumi. Ma resta il nodo del turbogas

Lanzetta: "Passo avanti importante nel nostro impegno per la transizione energetica". Peracchini: "Il Governo blocchi il metano"

di Franco Antola

L’annuncio era atteso, ormai quasi scontato, eppure la notizia che Enel ha ricevuto l’autorizzazione finale dal ministero della Transizione ecologica a fermare l’impianto a carbone ha in sé, per la città, una valore a suo modo storico. Non perché il ciclo fosse ancora sistematicamente attivo – le riaccensioni negli ultimi tempi erano limitate a coprire esigenze energetiche di carattere contingente – ma perché lo stop chiude una stagione durata sessant’anni, cominciata più meno nel 1962 con l’inaugurazione della "centrale più grande d’Italia" da parte dell’allora presidente della Repubblica Antonio Segni.

Sessant’anni di battaglie, di tormentate conflittualità fra esigenze industriali e occupazionali da un lato e salvaguardia della salute degli spezzini dall’altro. Non che la storia sia finita, perché – come noto – resta tutta da giocare la partita della riconversione a turbogas, ma è sicuro che l’ok alla chiusura dell’impianto a carbone segna comunque una svolta. La notizia dello stop al carbone è arrivata in città ieri pomeriggio. A rendere nota la decisione del ministro Cingolani è stata la stessa azienda, che ricorda come in Italia il gruppo Enel abbia già chiuso le centrali a carbone di Genova, Bastardo (Gualdo Cattaneo, Perugia) e a fine 2020 il Gruppo 2 della centrale ’Federico II’ di Brindisi. Questo significa che con l’autorizzazione alla chiusura di Spezia e con quella dei gruppi 1 e 2 della centrale ‘Palladio’ di Fusina (Venezia), già ricevuta, quest’anno saranno dismessi ulteriori 870 Mw.

"Il via libera alla chiusura del gruppo a carbone della centrale della Spezia – il commento di Nicola Lanzetta, direttore Enel Italia – è un importante passo in avanti nel nostro impegno per la transizione energetica. Con queste ulteriori autorizzazioni, in Italia avremo dismesso complessivamente circa 1.900 Mw di capacità a carbone entro la fine del 2021". A livello globale, a partire dal 2019 la capacità installata di Enel da fonti rinnovabili ha superato per la prima volta quella da fonti termoelettriche. Il piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) prevede che l’Italia abbandoni la produzione di energia dal carbone entro il 2025. A Spezia l’annuncio è stato accolto con un sospiro di sollievo – i famigerati ’fumi’ dovrebbero rimanere un ricordo –, ma non ha certo messo la sordina alle polemiche e agli scambi di accuse, che erano iniziati già il giorno prima dopo la risposta di Cingolani a un’interrogazione di Fornaro (Leu) dove si dava notizia dell’annuncio di Terna circa la possibilità di dismettere il carbone a partire dal 1 gennaio 2022. Oggi il ‘sigillo’ del Mite. Lo stesso sindaco Peracchini ieri rimarcava come lo stop al carbone alla Spezia rappresenti "una svolta epocale per la nostra città e per tutto il nostro territorio. Dal primo gennaio 2022 saremo finalmente liberi dal carbone, dopo decenni Spezia ha vinto una grande battaglia di civiltà e di tutela dell’ambiente". "Adesso, però – aggiungeva –, è la volta del turbogas, non è possibile che chi sia sul territorio in opposizione dica cose contraddittorie quando si trova a Roma, magari da ministro o da parlamentare. Chi dice no al turbogas alla Spezia, deve dirlo anche a Roma. Il Comune sulla questione per la prima volta nella sua storia amministrativa ha dato parere sfavorevole al progetto presentato da Enel non solo con ordini del giorno ma con una variante al Puc, cioè atti formali, veri e concreti. Anche la Regione si è espressa in tal senso, a fianco del nostro territorio. Ora è il momento che il Governo si esprima chiaramente sull’argomento. L’unico che può superare la variante al Puc comunale che vieta il turbogas è il ministro, nessun altro".