REDAZIONE LA SPEZIA

E’ vuoto il piatto per i lavoratori delle mense

Stipenti ridotti al minimo e allarme sul futuro Presidio in piazza Europa: "Non ce la facciamo più"

In condizioni difficili già in tempi normali, con la crisi determinata dal Coronavirus sono ormai alla canna del gas. Con ammortizzatori sociali che garantiscono un sostegno non sufficiente a vivere e con davanti la prospettiva di trascorrere i prossimi mesi senza alcuna entrata sul conto corrente, ieri mattina i lavoratori delle mense hanno organizzato un presidio in piazza Europa . "La situazione è davvero difficile – spiega Clarke Ruggeri della direzione spezzina Cisl – stiamo parlando di condizioni precarie già in tempi normali, con stipendi dai 6 agli 800 euro mensili. Non si capisce cosa accadrà a settembre, con il rischio di lavoratori ridotti nelle aziende per lo smartworking e i bambini lontani dalle mense per via del Covid: se le Regioni e lo Stato non daranno una mano, le difficoltà cresceranno. Si devono sbloccare anche i fondi europei. Inoltre, abbiamo ricevuto centinaia di buste paga irregolari: c’è anche questa questione da sistemare. E a preoccupare è la data del 17 agosto, quando finirà il blocco dei licenziamenti". "Sono rappresentante sindacale Cgil – spiega Viviana Pierami – e protestiamo perché, oltre a vedere ridotti i nostri redditi con gli ammortizzatori sociali (in particolare con la Fis) subiremo la sospensione dei contributi e riceveremo una quattordicesima minima. Temiamo la riduzione del personale: vogliamo una garanzia del posto, anche in altre mansioni. Abbiamo sempre fatto parte delle strutture e ricordiamo che anche il pasto è un momento educativo nelle scuole. Per settembre non si sa niente, ma è alle porte". Vito Santostasi, iscritto alla Cisl, è oggi disoccupato. "Vengo dal settore del turismo, ma ho voluto esser qui: in passato, ho lavorato con le mense e mi unisco a questa giusta protesta in segno di solidarietà". Anche Aurora Vergassola, appena entrata in Cisl come segretaria, ha assicurato la sua vicinanza ai lavoratori in difficoltà. "Mi sembrava giusto esser qui: penso che queste persone siano fondamentali nella scuola e trovo assurdo (per non dire altro) che questi lavoratori non vengano retribuiti a causa della crisi Covid. Ho partecipato per vedere con i miei occhi la loro condizione, non tramite i social: è stata un’emozione star lì e sentire le loro storie. Queste signore sono avvilite, stanche, arrabbiate". Luciana Barone è cuoca nella mensa di una scuola materna spezzina. "Siamo a casa dal 24 febbraio e in Fis, che è la forma di sostegno più tassata, decurtata: percepiamo il 50% dello stipendio abituale, per di più in ritardo. Sta arrivando l’estate e andremo in sospensione, come gli educatori, senza disoccupazione nè contributi figurativi. Teniamo conto che in questa situazione ci sono molte persone monoreddito con figli a carico: si tratta di stipendi irrisori, con gente che lavora in alcuni casi solo 2 ore al giorno. Denuncio questa emergenza, servono i fondi europei che sono già disponibili. Le scuole riapriranno, ma noi? Oltre alla certezza, vorremmo avere condizioni di sicurezza". E si annuncia una protesta la prossima settimana a Genova, come spiega Luca Comiti della Cgil. "Chiederemo all’assessore regionale Berrino che vengano erogati 500 euro mensili in corrispondenza della sospensione. Sono già disponibili 15 milioni di euro di fondi europei del 2016, che potrebbero esser una soluzione; un altro filone è quello dei fondi Sure, che arriverebbero vincolati ad ammortizzatori sociali. In concomitanza con l’incontro, ci sarà anche un presidio, probabilmente con lavoratori in arrivo da tutta la regione".

Chiara Tenca