La trans Camilla-Carlo Bertolotti è stata uccisa con due colpi di pistola di piccolo calibro che l’hanno attinta al capo, in prossimità della tempia sinistra, da distanza ravvicinata. Un’esecuzione. La ricostruzione dinamica del delitto poggia sull’esito dell’autopsia svolta ieri, nella camera mortuaria dell’ospedale Sant’Andrea, dall’anatomopatologa Susanna Gamba. Ad indirizzare la ricerca dei proiettili era stata, nelle ore precedenti, la Tac effettuata nel reparto di Radiologia diretto dal professor Teseo Stefanini. Non ci sono altre lesioni nel corpo delle vittima. Se non quelle indotte dall’azione del tempo e degli animali dopo la morte e la permanenza del canneto a margini di via Bradiola a Sarzana, dove il cadavere era stato rinvenuto da una pattuglia della Polizia alle 7,30 di martedì scorso. L’esame medico legale ha circoscritto lo spettro temporale del decesso: nelle prime ore di lunedì, all’incirca 24 ore dopo il primo omicidio, quello della prostituta Navila Pjetri, il cui corpo, ancora ’caldo’ era stato rinvenuto nel greto del torrente Parmignola. Per entrambi i delitti, come è noto, è indagato Daniele Bedini, 32 anni, carrarese. Ma i fascicoli d’inchiesta - per omicidio volontario e occultamento di cadavere - sono due. Quello destinatario della relazione dell’autopsia effettuata ieri era stato aperto dal pm Rossella Soffio. Ieri mattina, nel suo ufficio, è avvenuto il conferimento dell’incarico alla dottoressa Susanna Gamba. Ciò avvenuto alla presenza del legale nominato dai familiari della vittima, l’avvocato Sandra Bigliola che svilupperà il mandato in tandem con la collega di studio Giovanna Rossi. Nessun consulente nominato da parte loro. Mentre invece, ad interagire durante l’autopsia con l’incaricata dal pm, è stato il medico legale Roberto Marruzzo, nominato dall’avvocato dell’indagato.
Oltre alla localizzazione dei fori di entrata dei proiettili, entrambi sul lato sinistro del volto in prossimità della tempia come detto, ne è stata ricostruita la traiettoria, fino all’individuazione e al prelievo delle ogive. Queste saranno sottoposte ad ulteriori analisi per accertare la compatibilità col modello della pistola calibro 22; il modello è quello dell’arma di cui, lunedì, ha denunciato la scomparsa il padre di Daniele: si era accorto che era stato forzato l’armadio blindato all’interno del quale era custodita nella casa di Carrara, abitata anche dal figlio. Alla porta dell’abitazione nessuna effrazione. Queste circostanze pesano sul quadro indiziario che grava come un macigno sull’indagato del duplice omidicio. L’attesa è anche per i ’tamponi’ eseguiti sul cadavere del trans alla ricerca di elementi biologici che possano permettere di risalire all’assassino. Da una prima analisi sul colpo e sui vestiti della vittima non sono emerse tracce di liquido seminale. Ma l’ultima parola potrà essere detta solo all’esito degli esami di laboratorio. Intanto i primi risultati dell’autopsia svolta ieri andranno, oggi, a incrociarsi con quelli dell’accertamento medico legale svolto sul cadavere di Nevila Pjetri. Già emergono similitudini: la tipologia dei proiettili, i fori di entrata degli essi nel cranio. Nel caso di Nevila con una traiettoria dall’alto verso il basso. Nel caso di Camilla-Franco, almeno in un caso, dal basso verso l’altro. Le circostanze fanno da ancoraggio all’ipotesi di vere e proprie esecuzioni ricercate, coltivate, portate a termine con brutalità, al punto da far da passare in secondo piano l’ipotesi delle rapine, per portare a compimento le quali sarebbe bastata l’intimidazione, indotta dalla pistola in pugno.
No, l’assassino è voluto andare oltre. Perché? I tratti distintivi dell’aspirante serial killer ci stanno tutti. E con essi il conforto di un’azione investigativa che è valsa a scongiurare un’escalation. Ammesso che l’assassino sia Bedini, si impone un interrogativo: come mai non venne arrestato a tempo debito? Cioè dopo la sentenza passata in giudicato (il 21 dicembre 2021) per la rapina alla sala Terry Bell di Fossola.
Corrado Ricci
Carlo Galazzo