REDAZIONE LA SPEZIA

Dragaggi, test ai fanghi per realizzare i moli

Affidate ad un laboratorio romano le prove di mescolanza col cemento per ottimizzarne la consistenza ai fini dell’impiego a chilometro zero

Duecento chilogrammi di fanghi dragati dai fondali del canale navigabile e del terzo bacino del porto - articolati in quattro lotti da 50 chili ognuno, in relazione alla zona di prelievo - sono finiti in un laboratorio romano per essere sottoposti ad un test di mescolanza e consistenza. L’obiettivo è quello di verificare le migliori modalità di utilizzo per il riempimento delle vasche di colmata attraverso le quali, previo approntamento di palancole con effetto blindatura, prenderà forma l’espansione del porto. I nodi da sciogliere sono quelli della resistenza alla compressione dopo il loro essiccamento e degli effetti del miscelamento a cemento a calce (devono reggere al peso di container e mezzi di movimentazione).

Ad eseguire test è il laboratorio Geoplannig. E’ tra i riferimenti nazionali e internazionali per l’esecuzione dei test sui materiali con i quali eseguire strade, autostrade e strutture portuali. L’affidamento è dei giorni scorsi e segue il risultato delle caratterizzazioni dei fanghi per capire l’ammontare di quelli destinabili ai ripascimenti e al mare (non devono essere contaminati), alle vasche di colmata (sono quelli inquinati) o alle discariche (i più impregnati di veleni). Sulla ripartizione nulla trapela dell’Autorità di sistema portuale. "Il progetto di dragaggio è in corso di elaborazione, posso solo dire che saranno utilizzate vasche di colmata. I fanghi saranno miscelati con materiali idonei a fare riempimenti. Come e con cosa e in quali quantità lo dirà il progetto quando sarà pronto" dice il presidente Mario Sommariva che ha, comunque, messo in calendario un appuntamento con le associazioni ambientaliste per un aggiornamento sulla partita dragaggi là dove loro – anche se la legge (Decreto legislativo 173 del 2016) lo prevede in casi di materiale pulito e ad idonea distanza dalla costa – fanno scudo agli sversamenti in mare temendo le ripercussioni all’habitat in conseguenza della torbidità che si verrebbe a generare. Qualunque siano le scelte condizionate dal grado di inquinamento e dalle premure c’è l’opzione dell’impiego dei fanghi per i riempimenti. La stessa è battuta con determinazione da Sommariva che, proprio per questo, vuole vederci chiaro anche sul piano della consistenza post solidificazionemiscelazione. Di qui i test.

Quel che è certo è che ammonta a 36 milioni di euro la spesa messa a bilancio per la partita dei dragaggi tra progettazione ed asportazione di 800mila metri cubi di fanghi. Il piano di fattibilità tecnico economica – relativo al primo lotto dell’escavo nei fondali del terzo bacino e canale navigabile – risale a gennaio, con contestuali nomine: del responsabile del procedimento, l’ingegner Davide Vetrala e del progettista chiamato a delineare la pianificazione puntuale delle varie fasi dei lavori, l’ingegner Lorenzo Montani. Mancava fino ad un mese fa la caratterizzazione dei fondali affidata alla società Ambiente di Carrara, passaggio obbligato per delineare le destinazioni finali dei fanghi. Annunciata per febbraio, era stata stoppata per i rilievi mossi dal Comando Logistico della Marina con sede a Napoli - ente competente in materia di nulla osta alla bonifica dei fondali - sulle ditte operanti nei rilievi, subacquei e a mezzo sonda. Anche quella complicazione è stata superata. Agli atti da qualche tempo ci sono le analisi fisiche, chimiche ed ecotossicologiche per il raffronto con le cinque le classi ai fini della repertazione dei fanghi, dalla A (quella meno inquinata) alla E (la più velenosa). Ora i test di laboratorio. L’attesa corre parallela a quella per l’epilogo della trattativa tra Adsp e muscolai per la ricollocazione temporanea nella rada esterna dei vivai presenti in quella interna, esposti al rischio di nuvole di fango vaganti per effetto dei dragaggi.

Corrado Ricci