MASSIMO MERLUZZI
Cronaca

Daveti, fissata l’udienza. Imputato il vicino di casa

L’artista spezzino venne picchiato nella sua casa a Morsiano di Reggio Emilia. Il pubblico ministero aveva chiesto il rinvio a giudizio di Cristian Chesi .

Sul posto erano intervenuti i carabinieri del Ris di Parma (foto di archivio)

Sul posto erano intervenuti i carabinieri del Ris di Parma (foto di archivio)

L’udienza preliminare del processo per la tragica morte dell’artista spezzino Stefano Daveti è stata fissata per l’11 novembre. La procura di Reggio Emilia nello scorso luglio a chiusura delle indagini aveva chiesto il rinvio a giudizio per Cristian Chesi, 47 anni, vicino di casa dell’artista spezzino che si è spento il 24 giugno 2024 dopo tre giorni di agonia a seguito dell’aggressione subita in casa propria e delle lesioni provocate dai colpi di spranga. L’accusa formulata per l’imputato è quella di omicidio volontario in concorso, con le aggravanti della minorata difesa e dell’uso di un’arma impropria con la quale Daveti venne colpito alla testa venne colpito a sprangate mentre si trovava nella sua camera da letto. Al termine delle indagini preliminari il pubblico ministero Maria Rita Pantani aveva chiesto nello scorso luglio il rinvio a giudizio per Cristian Chesi mentre ha stralciato la posizione del padre Emore. Stefano Daveti, 63 anni, molto conosciuto a Spezia dopo aver esercitato la professione di insegnante di storia dell’arte in Sardegna si era trasferito ormai da qualche anno a Morsiano di Villa Minozzo, sull’Appennino reggiano. Pare che il rapporto con i suoi vicini di casa, i Chesi, non fosse dei migliori anche. Il 21 giugno di un anno fa una chiamata al 118 proprio dei Chesi informò i sanitari delle gravi condizioni dell’uomo. Immediatamente venne trasferito all’ospedale Maggiore di Parma dove si è spento dopo tre giorni di agonia senza mai riprendere i sensi. Le indagini dei carabinieri si erano immediatamente indirizzate sui vicini di casa, padre e figlio. In un altro filone d’indagine parallelo, ora stralciato, resta invece indagato il padre Emore e per lui proseguono gli accertamenti degli inquirenti. Nei giorni successivi alla tragedia prese campo l’ipotesi del litigio tra Daveti, da tutti definito come una persona estremamente tranquilla e per nulla propenso a azioni violente, e i due Chesi. Il carattere pacifico di Stefano è stato sottolineato anche dai fratelli Renzo e Andrea che si sono costituti parte civile nel procedimento affidandosi all’avvocato Andrea Lazzoni del foro spezzino. Anche la sua città non ha dimenticato Stefano Daveti e infatti nelle ore successive alla sua morte venne organizzata in centro una fiaccolata e una delegazione di amici partecipò al funerale celebrato tra le montagne dell’Appennino che Stefano aveva scelto proprio per il senso di pace e tranquillità.

Massimo Merluzzi