MARCO MAGI
Cronaca

Cuomo, spezzino alla corte di Jobs "Per Steve l’impossibile non c’era Lavoro ancora, così fuggo la noia"

Domani sera lo storico collaboratore del patron della Apple ospite di Ciccio Del Santo al cinema Il Nuovo. Presenterà il suo libro e racconterà la storia della sua ascesa: dal Golfo all’olimpo a stelle e strisce. .

Cuomo, spezzino alla corte di Jobs "Per Steve l’impossibile non c’era Lavoro ancora, così fuggo la noia"

di Marco Magi

Il nome di Steve Jobs è conosciuto da tutti. In pochi, però, sanno che un suo storico collaboratore e amico si chiama Mauro Cuomo, è spezzino e tornerà nella sua città domani sera, al cinema Il Nuovo, per presentare il suo libro ‘In viaggio con Steve’.

Da tanti anni lontano da Spezia, per molti in Lunigiana. E adesso?

"Dal 2022 sto a Livorno – esordisce Cuomo – dopo 28 anni passati a Fivizzano, per la gioia di mia moglie, che ha sempre amato la campagna. Volevo una città di mare, e Spezia, purtroppo, quello non lo ha più".

Alla Spezia come è iniziato il suo percorso verso l’ascesa che l’ha portata alla ‘corte’ di Steve Jobs?

"Dopo aver preso la licenza media ai salesiani, mi sono trovato al liceo Pacinotti, per due anni, poi, visti i miei problemi di disciplina, sono stato spedito in collegio a Empoli".

È allo scientifico che ha conosciuto Angelo ‘Ciccio’ Delsanto, che introdurrà l’evento spezzino?

"Certamente, ma anche in giro in via Chiodo. Pur pensandola allo stesso modo, però, visto che ero molto giovane in quel periodo, non abbiamo mai condiviso le lotte, ma le abbiamo compiute successivamente, lui a Genova e io a Pisa".

Qual è il cuore del libro?

"Da product manager internazionale della Macintosh a Cupertino, avevo organizzato un tour di conferenze in Europa, poi quando hanno chiuso la divisione, siamo stati tutti licenziati. Steve Jobs compreso. Di tutto l’entourage, soltanto io e lui abbiamo deciso comunque di partire. Ecco, in quelle pagine, c’è un pezzo di vita di Steve Jobs, che ho visto soltanto io".

E il contorno?

"Parla di me, del mio approdo in California, mi sentivo come Alice nel paese delle meraviglie. Allora la differenza con l’Italia era ancora più netta. Qualche esempio? Vivevo e lavoravo a Milano e dopo 6 mesi non mi avevano ancora allacciato il telefono. Arrivo in America, era il 1981, entro nel nuovo appartamento e mi dicono come funzionava lì: così chiamo l’operatore, gli do l’indirizzo e passata un’ora c’era la linea. Avevo comprato il telefono e già potevo chiamare mia mamma!".

Quale frase le è rimasta più impressa di Jobs?

"’Le ruote per la mente’, oppure quando uscì l’iPhone, lui rispondeva sempre, a qualsiasi cosa si avesse bisogno, ‘C’è un’app per fare questo’. Senza dubbio, però, soprattutto ‘Ma perché arruolarsi in Marina se puoi fare il pirata’".

Da product manager a life, executive e agile coach. In questa sua evoluzione, c’entra Steve Jobs?

"Lui era qualcosa di più complesso. Aveva il carisma. Quando c’è un capo che ti dà un obiettivo, al di là di quanto sia difficile, il fatto che tu lo possa accettare e realizzare, dipende dal capo che te lo dà. Se si tratta di Steve Jobs, il primo pensiero era ‘se lo dice lui, vuol dire che lo posso fare’. Aveva una visione chiarissima ed era capace di coinvolgerti in quella visione. Mai rispondergli ‘impossible’, perché si rischiava di essere immediatamente licenziati".

In cosa le chiedono di operare gli imprenditori, sui loro dirigenti?

"Quando mi chiama un’azienda, l’obiettivo ce l’ha già: che la persona sia migliore nella leadership, nella gestione dei dipendenti, nella capacità di motivare i collaboratori, nella comunicazione".

Perché, pur in pensione, continua a lavorare?

"Per sfuggire alla noia. Le mie fissazioni sono gli obiettivi".

Chi è più in difficoltà nel mondo del lavoro?

"Quelli tra i 40 e i 55 anni. I giovani, pur essendolo di più, non se ne rendono conto".

Infine, se potesse incontrare nuovamente lo scomparso Steve Jobs, cosa gli direbbe?

"In che ristorante indiano andiamo stasera? Amavamo mangiarci insieme".