La lunga crisi delle vocazioni. L’incitazione del vescovo: “Ragazzi, non abbiate paura”

La Spezia, negli ultimi dieci anni nella nostra Diocesi soltanto nove ordinazioni, l’ultima nel 2018. La riflessione: “Rispondere alla chiamata di Dio comporta la capacità di abbracciare l’eterno”

Il vescovo della Diocesi della Spezia, monsignor Luigi Ernesto Palletti

Il vescovo della Diocesi della Spezia, monsignor Luigi Ernesto Palletti

Il diacono Samuele Bragazzi, della comunità parrocchiale di Ceparana, è stato ordinato sabato 13 aprile. Si tratta dell’ultima tappa prima del sacerdozio, e arriva al termine di un cammino iniziato quando era adolescente. Era dal 2017 che in Diocesi non si verificava un evento del genere e la notizia è stata accolta come una vera e propria festa. La celebrazione si è svolta nella Cattedrale di Cristo Re, presieduta dal vescovo Palletti che ha imposto le mani sulla testa del seminarista pronunciando poi la formula di rito: "Dio, che ha iniziato in te la Sua opera, la porti a compimento”. A circondare Samuele i familiari, gli amici e i compagni di seminario, che ha frequentato per la maggior parte del suo percorso di formazione a Genova. Sveglia alle sei e mezza della mattina, la preghiera, le lezioni di teologia, il pranzo in refettorio, lo studio e poi i vespri e la cena. Ma non solo, anche tante attività in mezzo alla gente, dall’accoglienza dei profughi all’aiuto concreto alle persone senza fissa dimora. Il rettore del seminario obbligava poi tutti gli studenti, anche quelli che non volevano, a due ore di calcio alla settimana. Anche i più spirituali e i meno votati all’attività fisica dovevano per forza cimentarsi con il pallone tra i piedi. Una scena, quella del prete in sottana in versione calciatore che è diventata rarissima a vedersi. In Diocesi i sacerdoti sotto i quarant’anni sono pochissimi, mentre sono invece molti quelli hanno superato i settanta. Negli ultimi dieci anni sono soltanto nove i sacerdoti ordinati: Alessio Batti (2018), Samuele Bertonati (2015), Mikhail Cereghino (2014), Manrico Mancini (2014), Verich Marozza (2014), Marco Morolla (2015), Federico Ratti (2018), Stefano Ricci (2018), Emilio Valle (2018).

La Spezia, 23 aprile 2024 – Negli ultimi dieci anni nella nostra Diocesi sono stati ordinati nove sacerdoti, l’ultimo nel 2018. La crisi delle vocazioni è stata definita da Papa Francesco come una vera e propria "emorragia, frutto avvelenato della cultura del provvisorio, del relativismo e della dittatura del denaro". Difficile trovare un rimedio efficace, anche in un paese come l’Italia da sempre culla di missionari. Nella nostra Diocesi i sacerdoti sotto i 40 anni sono molto rari e sono invece tanti quelli che hanno superato i 70. Avanti di questo passo sarà quasi impossibile riuscire ancora a vedere un giovane prete che gioca a pallone con i ragazzini che frequentano l’oratorio. Eccellenza, le vocazioni sono in continuo calo. Come può la Chiesa affrontare il problema?

"La vocazione – risponde il vescovo, monsignor Luigi Ernesto Palletti – non consiste semplicemente nella scelta di uno stato di vita. Il Signore non si rivolge ai suoi dicendo semplicemente ciò che devono fare. La parola decisiva è ’vieni e seguimi’. La chiamata è innanzitutto un seguire Lui, riconoscerlo Signore, collocarlo al centro della propria vita. Accogliere la chiamata comporta un ’per sempre’ e abbraccia l’orizzonte dell’eternità. Perché ciò si possa realizzare rimane decisiva la dimensione della preghiera e quella della testimonianza".

Il diacono Samuele sarà presto sacerdote. Un evento che in Diocesi non si verifica dal 2018. Come si prepara la comunità religiosa ad accogliere questo avvenimento?

"La vocazione non è semplicemente una chiamata personale, ma è un dono che Dio fa alla Chiesa. È per questo che, con gratitudine, fedeli e pastori hanno accolto questo dono nell’ordinazione diaconale di Samuele. Il suo cammino però continua, così come anche la sua formazione, per giungere all’ordinazione sacerdotale. Inoltre, se a colui che viene chiamato vengono chiesti impegno, serietà, perseveranza e dedizione, è altrettanto vero che tutto il popolo di Dio è, a sua volta, coinvolto nel sostenerlo, aiutarlo, amarlo".

Mentre in Europa il calo delle vocazioni è piuttosto netto, la situazione cambia spostandoci in altre parti del mondo, penso in particolare ad alcuni paesi del Sudamerica, dell’Africa o dell’Asia.

"In questi anni abbiamo ricevuto il dono di una decina di sacerdoti. Fra noi però abbiamo anche sacerdoti che provengono da altri paesi del mondo, generalmente legati a delle congregazioni religiose. Essi sono una grande ricchezza di interscambio culturale, di servizio pastorale e di presenza. Sono anche la testimonianza di come il Vangelo sia seme fecondo per ogni popolo e cultura".

Può raccontarci come è stato il percorso della sua vocazione e il suo ingresso nella vita consacrata?

"La vocazione si è realizzata nella normalità della mia vita. Da ragazzo ho sempre frequentato la parrocchia, ho vissuto i vari servizi che in essa potevo svolgere, in modo particolare quello musicale legato alla liturgia. Pian piano è così maturata in me la coscienza di una chiamata e la disponibilità di una risposta. All’età di 19 anni circa ho chiesto di poter essere accolto nel Seminario maggiore di Genova. lì ho compiuto i miei studi di teologia e nel 1983 sono stato ordinato sacerdote. Da quel momento ho svolto il mio ministero per sei anni nella parrocchia di Pontedecimo e per altri sei in una parrocchia di Sestri Ponente. Nel 1996 sono stato chiamato a ricoprire l’incarico di cancelliere della Curia di Genova: incarico che ho svolto fino al 2005. In quello stesso anno sono stato ordinato vescovo ausiliare e nominato vicario generale dell’Arcidiocesi di Genova. In tutti questi anni molte sono state esperienze che ho potuto fare, sia di pastorale attiva nelle due parrocchie, sia di vicinanza ai malati, soprattutto nella Cappellania ospedaliera. La varietà di queste esperienze mi ha fornito un insieme di prospettive e di approfondimenti che mi sono risultati particolarmente utili a ricoprire la nomina, nel 2012, a vescovo di questa Diocesi della Spezia-Sarzana-Brugnato. L’esperienza che ogni pastore fa è quella della propria fragilità, della propria limitatezza, sempre però alla luce di una grande Provvidenza di Dio, dove ci si rende conto realmente di quelle parole che lui dice all’Apostolo Paolo: ’Non temere, io sarò con te sempre’. Ritengo che questo sia un motivo non solo di conforto ma di incoraggiamento, e a coloro che sentissero la vocazione, ovviamente debitamente valutata del discernimento della Chiesa, dico serenamente di ’Non temere’ perché vale sempre la pena di dire sì nel seguire il Signore".

Vimal Carlo Gabbiani