Covid, la Procura apre un’indagine sul caso-Spezia

L’inchiesta del pm Patrono tra accertamenti sul pregresso e moniti per l’avvenire: niente assembramenti, tutti con le mascherine

Il procuratore della Repubblica Antonio Patrono

Il procuratore della Repubblica Antonio Patrono

La Spezia, 9 settembre 2020 - Il procuratore della Repubblica Antonio Patrono ha deciso di aprire un fascicolo contro ignoti per epidemia colposa alla lettura dei giornali di due giorni fa. Ad impressionarlo sono state le notizie sulla crescita "anomala" dei contagi alla Spezia, rispetto alle altre parti d’Italia, e sulle possibili ragioni alla base dell’escalation. Lo spiega nell’atto con cui ha proceduto all’iscrizione del procedimento.

Non entra nel merito delle "possibili ragioni di contagio". Ma il riferimento plausibile è al cluster primogenito che si è espanso dopo un incontro (o festa che sia) a Carrara fra colleghi di lavoro di origine dominicana di un un cantiere navale apuano e al non escludibile effetto moltiplicatore che potrebbe aver avuto la festa notturna per la promozione dello Spezia in serie A (le parole in corsivo sono quelle usate dal presidente ella Regione Giovanni Toti, dal quale, sul punto, aveva preso del distanze il sindaco Pierluigi Peracchini che ha escluso il nesso causale festa per le aquile-contagi).

Ma al là della nascita o propalazione dei vettori-Covid, ad imporsi, nell’atto del pm, sono i ragionamenti alla base della mossa che dà il LA all’inchiesta esplorativa. In stretto burocratese, a corredo della parola "ritenuto", questi sono i presupposti. Primo: "Le ormai acquisite conoscenze circa le occasioni da evitare e gli accorgimenti da prendere per evitare i contagi: utilizzare dispositivi di protezione e distanziamento interpersonale, evitare occasioni di assembramento". Secondo, la convinzione che "comportamenti contrari a tali accorgimenti che causino l’espansione dell’epidemia integrano il delitto di epidemia colposa previsto a punito dagli articoli 438 e 452". Il pm indica anche lo spettro temporale degli accertamenti prossimi venturi: agosto 2020. Dall’iscrizione alla delega il passaggio è stato breve. L’incarico è stato dato alla Guardia di Finanza che, in quanto ad inchieste connesse all’emergenza Covid, ha avuto e ha un bel daffare, coordinata dal procuratore Patrono e dal pm Elisa Loris (le indagini per l’ipotesi di reato di omissione di atti d’ufficio in relazione alla mancata configurazione tempestiva di un ospedale-Covid, per la mancata disponibilità di dispositivi individuali di protezione a favore di chi era in prima linea in ospedali e case di riposo, per le speculazioni sulla vendita delle mascherine ai cittadini).

Il mandato ora è quello di dare corso ad un’indagine contro ignoti per il delitto di epidemia colposa "derivante da comportamenti aggregativi che abbiamo potuto dare impulso alla sviluppo della malattia". L’indagine, non bastassero gli elementi acquisibili dall’Asl, sarebbe da svolgere bardati, in caso di assunzione di testimonianze. La richiesta, infatti, suona così: "Individuare tutti i casi di positivi accertati al Covid dal primo settembre, quanti di essi siano attualmente ricoverati negli ospedali, dove è in che situazione di gravità, nonché stabilire eventuali collegamenti tra di loro derivanti da qualsiasi causa, verificando in particolare se abbiano partecipato insieme a feste, cerimonie o qualsiasi altro momento di aggregazione senza l’uso di mascherine e il rispetto delle distanze". E’ chiaro che, per chi sta male non è questo il momento di relazionarsi con gli investigatori. Ma sono tanti gli asintomatici che, risultati positivi all’esito del tampone, potrebbero essere chiamati a breve a rapporto. Di certo la notizia dell’inchiesta è di quelle destinate a frenare gli slanci dei positivi-isolati ad uscire di casa, a richiamare all’uso, sempre e comunque, delle mascherine (perché si può essere potenziali untori senza saperlo), a stimolare l’Asl a fare di più per le tracciature.