
Infermieri al tempo del Covid
La Spezia, 27 agosto 2021 - Li abbiamo visti lavorare ininterrottamente da marzo 2020, sui social abbiamo visto le foto dei loro volti coperti dalle mascherine e gli occhi stanchi, ma felici di aver salvato tante vite. Gli infermieri sono stati accanto ai pazienti Covid per interminabili mesi, coperti dalla testa ai piedi per scongiurare il contagio. Senza di loro il numero delle vittime sarebbe molto più alto e per alcuni, specialmente i più giovani, lavorare o fare tirocinio durante la pandemia è stato un battesimo del fuoco.
Lorenzo Federici ha lasciato da poco il camice da studente e prossimamente indosserà quello da infermiere e racconta: "Lavorare e studiare nel periodo pandemico è stato duro, all’inizio non ero ancora vaccinato ed ero preoccupato di poter trasmettere il virus ai miei cari. Le difficoltà mi hanno fatto crescere come persona e professionalmente. Credo sia fondamentale riconoscere il valore del nostro impegno, perché siamo esposti a molti rischi e se ne tiene poco conto". Anna Maggi ha finito la triennale a novembre 2020, a dicembre era già in reparto e racconta: "Quando è scoppiata la pandemia non ero ancora laureata, avevamo tanta paura, ma anche voglia di aiutare, sentivo di avere le competenze per dare una mano. Dopo la laurea ho iniziato a lavorare e sono stata assegnata subito alla rianimazione. Avevo paura di tutto, dal non essere all’altezza al timore del contagio, non è stato facile, ma ho tirato fuori tutta la forza che avevo e ricordo quei momenti come una vittoria personale. Per il futuro spero che il nostro sforzo venga riconosciuto, la sanità è un problema di tutti, non solo di chi lavora in ospedale".
I giovani infermieri hanno molte aspettative per il futuro e sperano che la pandemia abbia insegnato a tutti quanto sia importante avere personale qualificato tra le corsie e disporre delle risorse necessarie per garantire un buon servizio. Domenico Di Sessa è stato nel reparto di terapia intensiva e ha vissuto in prima persona la criticità del momento: "All’inizio ero nel reparto Covid di media intensità, poi sono stato messo nella terapia intensiva, l’impatto è stato forte sia dal punto di vista emotivo che professionale. I colleghi con esperienza sono stati un punto di riferimento e ho fatto tesoro di ogni nozione, noi giovani con la nostra voglia di fare abbiamo invece portato un po’ di energia e abbiamo permesso ai colleghi più anziani e stremati dal lavoro di riprendere fiato". Hanno imparato tanto e si sono impegnati molto, però per i nuovi arrivati nel settore della sanità il futuro non è sempre pieno di certezze. Alessio Trivelli esprime il suo parere su questo aspetto: "Al momento sono vincitore del concorso Estar che si è concluso in Toscana, sto aspettando di essere chiamato. Se mi chiamassero in Toscana la vedrei come un’esperienza nuova, tuttavia se ci fosse la possibilità di avere un contratto a tempo indeterminato vicino a Spezia non avrei dubbi sulla scelta, qui ho la mia famiglia, la mia gente ed è il territorio che chiamo Casa".
Il lavoro di infermiere è spesso duro, stressante non retribuito adeguatamente, Chiara Tasso laureata a fine 2020, afferma: "Credo che spesso il nostro lavoro non sia davvero retribuito in modo adatto, non sappiamo cosa aspettarci dal futuro, non sappiamo se ci sarà un minimo riconoscimento economico. Tuttavia devo dire che chi fa questo lavoro sceglie di aiutare gli altri, a me per esempio è mancato moltissimo il contatto che avevo avuto con i pazienti durante il tirocinio, a causa del Covid abbiamo dovuto mantenere una maggiore distanza e indossare tute e mascherine per molte ore consecutive, ho instaurato un bel rapporto con i colleghi e sono felice di aver affrontato questo periodo, ho dato il meglio di me". Altruismo, lavoro di squadra e una grande forza. I giovani infermieri spezzini sono usciti provati da questo periodo, ma sono convinti della loro scelta e sono soddisfatti. Unico tasto dolente resta l’incertezza sul lavoro, l’augurio è che ci si ricordi del loro impegno e che vengano ricompensati con contratti favorevoli e strutture adeguate. Ginevra Masciullo