REDAZIONE LA SPEZIA

"Così abbiamo disinnescato tremila mine nel Golfo"

Il racconto del comandante. Daniele Bucchioni. "Decisiva la carta della zona".

Ecco il racconto del comandante partigiano Daniele Bucchioni, di Giustizia e Libertà: "Il comando venne a conoscenza che il sottufficiale comandante del plotone pionieri, che si occupava delle mine, aveva una relazione con una donna di Spezia; si cercò quindi di entrare in contatto con l’amica del tedesco. Si chiamava Sanfedele Edelmira, abitava in via del Prione. Si dichiarò disposta a collaborare con i partigiani, chiese però garanzie per l’incolumità sua e del suo amico. Il sottufficiale aveva con sé la pianta del golfo della Spezia, da Lerici a Portovenere, dove erano riportate tutte le mine collocate a sito: un quadro impressionante. Erano circa tremila ordigni, molti di grande potenza, innescati con detonatori elettrici e comandati a distanza". Fu concordato che il sottufficiale sarebbe tornato in città e avrebbe tolto gli inneschi alle mine. Lo fece prima da solo, poi con due partigiani. Il resto fu sminato dopo la Liberazione, grazie a quella preziosa mappa. Non conosciamo il nome del maresciallo ma quello del sottufficiale da lui dipendente, il sergente guastatore Theo Rohrwieck. Altri partigiani fecero la loro parte. Nel Diario della formazione Beretta è descritta un’azione dell’8 aprile 1945, che portò all’estrazione dalla galleria del Borgallo di “1000 quintali di esplosivo destinati dal nemico al sabotaggio della Spezia”".