FRANCO ANTOLA
Cronaca

Contratto Inps in mano Ma costrette a dire no Non trovano una casa Il dramma dell’affitto

Balducci (Fimaa) racconta il caso limite di 15 donne della task-force. Ma nella stessa situazione ci sono studenti fuori sede e lavoratori. "Almeno 1.600 gli alloggi a scopo ricettivo di privati non imprenditori".

Contratto Inps in mano Ma costrette a dire no Non trovano una casa Il dramma dell’affitto

di Franco Antola

Sono una quindicina di donne, perlopiù giovani, con in mano un contratto di assunzione dell’Inps. È la task-force che l’istituto di previdenza ha assunto per colmare i buchi di organico e restituire efficienza alla sede spezzina smaltendo i carichi di lavoro arretrati dopo l’ondata di pensionamenti degli scorsi mesi. Peccato però che ora stiano seriamente pensando – come hanno candidamente confessato a un agente immobiliare – di rinunciare all’incarico. Il motivo? Non riescono a trovare casa in città. Eccola, la plastica rappresentazione dell’emergenza alloggi a Spezia. Trovare una sistemazione dignitosa a prezzi equi è impresa disperata. E a pagarne le conseguenze non sono solo le giovani dell’Inps, nella stessa condizione si trovano anche molti studenti fuori sede, anche se da noi non si registrano le tensioni delle grandi città universitarie. Gli affitti, studenti a parte, restano però un nervo scoperto anche qui. Eccome.

Gianni Balducci, presidente provinciale Fimaa, la federazione dei mediatori e agenti di affari aderenti a Confcommercio, non ha dubbi in proposito. "Un fatto è certo – osserva –, a Spezia di case da affittare non se ne trova e quelle poche reperibili sul mercato registrano, quanto a prezzi, un trend in forte crescita rispetto agli anni scorsi. È un problema serio, che stiamo affrontando come Fimaa. In veste di presidente ho cercato di sottoporlo agli enti preposti, Comune in primo luogo, per la verità senza grande successo. Credo invece che si debba affrontare il tema sedendosi attorno a un tavolo con l’obiettivo di mettere in piedi strutture ad hoc".

Il problema non riguarda solo gli studenti. Le situazioni abnormi sono anche altre. A parte i casi come l’Inps, c’è anche quello dei giovani che vengono dall’estero, paesi tipo il Bangladesh, e che non trovano spazi dignitosi dove alloggiare. Anche qui c’è il rischio che queste risorse vadano perdute.

La soluzione?

"Bisognerebbe che chi assume questi ragazzi pensasse anche a sistemarli in qualche modo".

E la situazione per gli italiani?

"Beh, certo, poi c’è il capitolo degli italiani. Come il personale militare o di aziende tipo Leonardo, che sbarca a Spezia per esigenze di lavoro. La città è diventata turistica ma non ci sono alberghi sufficienti e così si sono moltiplicati gli appartamenti con destinazione ricettiva. Mi sono preso la briga di fare una ricerca su internet e ho trovato 1600 Aaut. Questo è il vero vulnus, non i numeri della Camera di commercio, che si riferiscono all’attività di impresa vera e propria. Che non si discute, ci mancherebbe altro. La ’schifezza’, dal mio punto di vista, è il moltiplicarsi degli Aaut. Se davvero vuoi fare l’imprenditore allora ti costruisci la tua impresa. La nuova normativa ha portato con sé autentiche porcate. Prima, come privato, potevi affittare fino a tre appartamenti tuoi ad uso turistico, a partire dal quarto diventavi imprenditore, così come se volevi esercitare attività ricettiva con appartamenti non tuoi dovevi avere un’azienda con i relativi titoli. Ora è cambiato il regime, quell’attività si può fare anche in condizioni diverse, la soglia imprenditoriale è stata portata da tre a quattro. E la casa può anche non essere tua, puoi averla avuta in comodato o in affitto. Una vera rivoluzione: paghi la semplice cedolare secca al 21% e fai l’imprenditore, senza dichiarare nulla o quasi. E poi, quando le case superano la soglia di quattro, spesso scatta la furbata di ‘sfruttare’ la nonna o un altro parente stretto cui intestare l’immobile".

Quali contromisure, allora?

"Occorre fare in modo che a gestire un appartamento con funzioni ricettive debba essere solo il proprietario, a quel punto molti appartamenti tornerebbero sul mercato. È la Regione che disciplina questa materia, certo, ma il Comune dovrebbe farsi parte diligente attivandosi per i necessari adeguamenti della normativa".

In gioco c’è però lo sviluppo di una bella fetta dell’economia turistica. O no?

"Guardi, prendendo in considerazione il caso delle Cinque Terre, il più eclatante considerati i numeri, è evidente che si debbano fare delle scelte. Non dico contingentare gli ingressi, ma almeno organizzarli diversamente, questo traffico va gestito meglio. La situazione ci è esplosa fra le mani, e la prima cosa da fare, a questo punto, è costruire un tavolo tecnico ad hoc. Sul fronte affitti va fatto qualcosa di concreto, senza con ciò ledere il diritto all’imprenditorialità. In sostanza, occorre evitare che il furbetto di turno svolga concorrenza sleale rispetto agli imprenditori che fanno le cose in regola, pagando il dovuto in termini di investimenti e imposte. Oltretutto versando meno al fisco si riescono a spuntare prezzi al ribasso senza adeguate contropartite in termini di qualità. Cosa avrà da raccontare un turista sul livello della nostra accoglienza pagando magari 130 o 140 euro a notte in cambio di prestazioni di bassissimo livello?".