Consulta disabili lasciata senza sede nè risorse "Ignorati dalle istituzioni"

Fu istituita nel 2007 dalla Provincia, come "strumento consultivo necessario alla definizione di politiche sociali, formative, culturali, della mobilità e del lavoro mirate all’esercizio reale dei diritti di cittadinanza delle persone disabili". Oggi però, la Consulta provinciale per la disabilità è senza una sede, ‘dimenticata’ anche da chi ne aveva promosso la fondazione. Da più di tre anni infatti l’organo guidato da Mauro Bornia è senza un locale, col direttivo costretto a chiedere ospitalità alle altre associazioni del territorio per l’organizzazione di riunioni e assemblee. "Sembra assurdo, ma è proprio così" spiega Bornia, rammaricato per la situazione che si è venuta a creare e che, nonostante le sollecitazioni all’ente di via Veneto, ancora non si è sbloccata. Una vicenda che affonda le sue radici ancor prima dell’avvento della andemia, quando alla consulta –(che riunisce quindici associazioni a tutela dei diritti dell’handicap) viene recapitata una missiva con l’invito a sgomberare il locale al secondo piano dell’edificio ex Mazzini di via Anita Garibaldi alla Chiappa, in quanto assegnato alla cooperativa che già gestiva il centro diurno nel medesimo edificio. La promessa di individuare una nuova location per l’associazione si è scontrata con l’emergenza pandemica, fino a finire nel dimenticatoio. "Ora che l’attività associativa è ripresa a pieno ritmo, c’è necessità di una sede – spiega Bornia – alcuni mesi fa siamo andati dal presidente della Provincia per chiedere una sistemazione.

Stiamo ancora aspettando: ma abbiamo letto dell’assegnazione di una decina di spazi ad altrettante associazioni, è assurdo che la Consulta, organo istituzionale, non abbia la propria sede. Da regolamento provinciale dovrebbe averne una, oltre a un dipendente della Provincia come verbalizzante in occasione delle riunioni, ma nulla. E dire che basterebbe una stanza, dove incontrarci: per l’ultima riunione abbiamo chiesto ospitalità all’Avis". Una scarsa attenzione, quella delle istituzioni verso i diritti dei disabili, che si sostanzia anche nella mancata approvazione dei Peba, Piani di eliminazione delle barriere architettoniche con cui monitorare, progettare e pianificare interventi per azzerare le barriere presenti negli spazi e negli edifici pubblici: pochissimi i Comuni che l’hanno approvato. "Non è stato adottato né da Spezia, né da Sarzana. Da anni non ci sono né programmazione né risorse a bilancio sul tema. A Spezia esiste già una mappatura, perché non usare quella? Con Federici sindaco, anche senza Peba, ogni anno venivano stanziati almeno 70mila euro per l’eliminazione delle barriere. Ora nulla".

Matteo Marcello