Conflitto, non maltrattamenti. Assolto in aula quarantenne accusato da moglie e figlio

Accolta la tesi difensiva, l’avvocato Bonanni ha dimostrato una forte diatriba familiare. Era un rapporto logorato in casa con liti frequenti, ma la colpa era di entrambe le parti.

Conflitto, non maltrattamenti. Assolto in aula quarantenne accusato da moglie e figlio

Conflitto, non maltrattamenti. Assolto in aula quarantenne accusato da moglie e figlio

E’ stato prosciolto dall’accusa di maltrattamenti alla moglie e al figlio. Il collegio del tribunale presieduto da Marta Perazzo con giudici a latere Veronica Casiraghi e Caterina Gagliano ha assolto un uomo di 43 anni già colpito dal divieto di avvicinamento in seguito alla denuncia di maltrattamenti. Nei suoi confronti il pubblico ministero Monica Burani aveva chiesto il giudizio immediato, accordato dal gip Marinella Acerbi, perché era emerso che l’uomo sarebbe stato violento e aggressivo, sottoponendo ripetutamente la moglie di 41 anni e il figlio di 23 a continue umiliazioni, ingiurie, minacce e percosse, sovente alla presenza delle due figlie minorenni, disinteressandosi di loro e distruggendo ad ogni litigio le suppellettili di casa. Era anche accusato di aver pronunciato dure frasi, rivolte al figlio: "Tossico, era meglio che tua madre avesse abortito" e ancora "Oggi non ti salverà neanche tua madre, ti vengo dietro e ti uccido ovunque tu vada, tu stasera non torni a casa".

Un quadro accusatorio pesante che però il suo avvocato difensore di fiducia Davide Bonanni è riuscito a smontare. Si trattava infatti di un forte conflitto familiare, questo è innegabile, ma non ci sarebbero mai stati maltrattamenti. Il figlio ha testimoniato dicendo che era un cattivo padre, ma che nella dialettica che si era venuta a creare, anche lui lo aveva minacciato. La sera del 2 ottobre 2023 quando in casa erano arrivati i carabinieri chiamati da una delle figlie, la lite poi degenerata era stata causata proprio dal figlio che aveva accusato il padre di aver lasciato la finestra aperta dalla quale poteva uscire il gatto. Parole forti certamente, un rapporto familiare logorato, ma non maltrattamenti. Da qui l’assoluzione.

Massimo Benedetti