Cinghiali a Spezia, presidio no-stop degli animalisti. "Sentinelle contro i colpi di mano"

Accesi confronti con passanti e agricoltori, che pongono il primato dei bambini e della tutela del campi

Il presidio degli animalisti

Il presidio degli animalisti

La Spezia, 13 agosto 2022 - Sono arrivati da Genova, Firenze, Viareggio e, alternandosi con gli attivisti spezzini, concorrono al presidio del parco della Maggiolina nel timore che, dopo l’ordinanza anti-abbattimento emessa dal sindaco nella prospettiva della cattura con rimozione dei cinghiali, prevalgano le spinte contrapposte della Regione che, diversamente mira - ancorandosi alle norme per contrastare la peste suina- all’eliminazione degli ungulati ponendo la tutela degli agricoltori, degli allevatori e dei fruitori dell’area verde al primo posto. Alcuni animalisti hanno le ’borse’ sotto gli occhi: segno che negli ultimi giorni, per effettuare il servizio-sentinella, hanno dormito poco. Al loro fianco casse di bottiglie d’acqua e scatoloni pieni di mele. "Sono per la nostra alimentazione e per quella degli animali se dovessero dimostrare appetito...." spiega, alle 24 di giovedì Arianna Bertano. Se ciò accadesse - facciamo rilevare - contravverreste all’ordinanza sindacale (che avete apprezzato) nella parte in cui vieta di fornire alimenti ai cinghiali.... Risposta, in punto di diritto: "Se dovesse accadere sarebbe per far fronte ad uno stato di necessità, condizione legittimante delle somministrazioni".

La prospettazione si muove sul piano dell’eventualità ma oltre i cancelli ci sono tracce di somministrazioni alimentari avvenute: mele e tantissime carote, queste ultime, evidentemente non apprezzate. Ma col cronista in sito nessuno di produce in lanci; ciò anche in presenza di cuccioli che si avvicinano alla cancellata per fraternizzare. Domanda: che dire agli agricoltori che subiscono nei loro campi le incursioni dei cinghiali? La risposta è pronta: "Guardi. Ho dei terreni a Tramonti; anche quelli sono stati attraversati dai cinghiali. Ma pongo la tutela della loro vita al primo posto".

Intanto cresce la superficie dei cartelli apposti alla cancellata: "Basta violenza sugli animali". "Condannati per cercare acqua e cibo per i figli". "Pace e amore per tutti animali" alcuni degli slogan, scritti a pennarello sul cartone, che si impongono alla vista.

Nella mattina di ieri nuove affissioni; in evidenza drappi con scritte stampate, segno di un’organizzazione strutturata che subentra all’improvvisazione: "Nati liberi; nel loro bosco devono tornare. Cinghiali liberi". A rafforzare il presidio ci sono anche alti esponenti della Lav, giunti da Modena. Come Beatrice Rezzaghi: "Stiamo verificando la fattibilità di varie soluzioni, tra le quali il trasferimento della famiglia di cinghiali in centri-rifugio attrezzati che possano prendersene cura per evitare che una volta catturati nel parco siano abbattuti altrove, fuori dal perimetro urbano".

Intanto cresce il transito dei curiosi e degli abituali utenti del Parco che sperano nella riapertura a breve dei cancelli. "Vengo spesso con mio nipote. E’ una situazione intollerabile: i bambini continuano a rinunciare allo svago perchè non c’è modo di liberare il parco dai cinghiali; penso poi al giostraio: una mazzata. Chi ci pensa a lui? Gli animalisti farebbero bene a tornarsene a casa" sussurra al cronista chiedendo l’anonimato. Cosa proporrebbe? "Semplice: l’abbattimento degli animali previa sedazione".

Chi, rilanciando lo stesso concesso, non esita a metterci la faccia e a fronteggiare gli animalisti a tu per te è il vice presidente della Cia Alessandro Ferrante. Sfodera numeri: "Le soglie che regolano la presenza nei boschi dei cinghiali sono state abbondantemente superate: ne sarebbero previsti due per chilometroi quadrato; ce ne sono invece, secondo i rilevamenti dell’Ispra, ben 12. Quello che sta accadendo alla Spezia è la prova che è mancata un’azione adeguata a monte. Ormai i cinghiali dilagano ben oltre i campi coltivati e gli allevatori sono esposti all’obbligo degli abbattimenti per contrastare l’espansione della peste suina. Di ristori non c’è traccia e invece fanno breccia gli appelli per salvare gli ungulati e ricollocarli neli boschi: così sarà sempre peggio per gli agricoltori. E’ l’ora di mettere fine a questo paradosso, di rispettare le leggi dello Stato".