
Pierantoni Lupi di ‘Spezialità’
di Ginevra Masciullo
Si torna a cena fuori, nel verso senso della parola, visto che i ristoranti potranno servire al tavolo soltanto all’aperto. Nessuna eccezione per i frequentatori dei locali: alle 22 tutti a casa. Questa sembra essere la prospettiva in vigore dal 26 aprile, che a questo punto diventerebbe la data di inizio del periodo delle tanto attese riaperture. A far discutere, nel settore ristorazione, è soprattutto la permanenza del coprifuoco, che renderebbe difficile il lavoro dei ristoratori obbligati a ripensare gli orari della cucina per garantire la fine della cena prima delle 22. Di certo la possibilità di tornare a servire al tavolo, rincuora chi da oltre un anno cerca di sopravvivere alle restrizioni. Le previsioni soddisfano a metà baristi e ristoratori, la perplessità è legata soprattutto agli orari. Pierantonio Lupi (‘Spezialità’), spiega: "Per bar e ristoranti del centro questa non sarebbe una soluzione, appena inizia la bella stagione e si alzano le temperature le persone stanno nelle località balneari fino a tardi, ciò significa che il centro città è deserto fino alle 21. Dover chiudere alle 22 non aiuterà così tanto". A cambiare per adeguarsi alle nuove regole sarà anche l’arredo urbano, molti ristoranti e bar dovranno ripensare gli spazi e rimuovere i dehor permettendo ai clienti di sedere nei tavoli ben distanziati e all’esterno. I proprietari di locali con grandi spazi all’aperto sono avvantaggiati, saranno invece più penalizzati i ristoranti e bar di grandi dimensioni, che però non possono contare su cortili o aree esterne. Fabio Seghieri (’La Pia’), punterà soprattutto sui punti vendita fuori dal centro: "Sistemeremo i tavoli all’aperto nei tre ristoranti, soprattutto al Mirabello e Piazzale Kennedy dove abbiamo una maggiore disponibilità di spazi. Tuttavia credo che il limite delle 22 sia uno svantaggio significativo, alle 21 in estate c’è ancora luce e si mangia più tardi". Agli occhi di molti la possibilità di aprire, ma a queste condizioni, non permetterà una vera e propria ripresa, ancora di più se si considera la possibilità di spostarsi, come avviene in zona gialla. A spaventare sono i controsensi: uscire si, ma tornando a casa presto, rendendo difficoltoso per i ristoranti garantire il servizio in pochissime ore e rendendo poco invitante per le persone l’idea di dover mangiare velocemente, per poi correre a casa allo scoccare dell’ora X. Clima mediterraneo, abitudini dell’Europa meridionale, ma orari da nord Europa. Questa prospettiva mette tutti d’accordo, non piace a nessuno. In un momento di grande precarietà economica e di incertezza diffusa, come se non bastasse, alcuni baristi sollevano un altro quesito: in caso di maltempo che si fa? Proprio a questo proposito si esprime Federico Diamanti del bar Passion: "Di solito chiudo alle 20.30, ma non penso prolungherò l’orario di apertura, tuttavia riconosco che sarebbe utile poter dare l’opportunità di rimanere aperti fino alle 23. Inoltre mi chiedo come si debbano comportare i ristoratori e baristi in caso di maltempo. Non prendere prenotazioni? Lasciare i clienti sotto l’acqua? Certamente si dovrebbero dare direttive alternative per chi ha spazi interni che lo permettano". Tanti interrogativi e tante questioni che lasciano i ristoratori e i baristi nel dubbio. La situazione emergenziale richiede delle attenzioni particolari per tutelare la salute di tutti, tuttavia, concordano i lavoratori della ristorazione, sarebbe più utile allungare le tempistiche e fare in modo che il servizio al tavolo possa essere prolungato per dare modo ai camerieri di non dover correre e per spalmare l’affluenza su più ore.