
Sulla cava della Serenella la spunta il Comune di Riccò del Golfo. Il tribunale civile della Spezia ha condannato l’azienda Pellegrini, all’epoca dei fatti gestore della cava riccolese, a pagare oltre 94mila euro e interessi all’ente comunale per il maggior quantitativo di materiale escavato. Una vicenda annosa, che affonda le sue radici nel 2012 e che solo in queste settimane ha visto il suo epilogo con il pronunciamento del giudice Tiziana Lottini sulla base di quanto accertato dal consulente tecnico d’ufficio. Tutto ruota attorno al contributo di estrazione, ovvero la quota che ogni anno il privato doveva riconoscere al Comune a fronte della coltivazione della cava. Secondo l’amministrazione comunale, per oltre un decennio tale contributo sarebbe stato ben inferiore rispetto a quanto effettivamente estratto dal sito dall’azienda.
Fu proprio il Comune, nel 2012, a commissionare a uno studio specializzato una perizia per fotografare l’attuale situazione della cava. Ebbene, secondo quanto emerso da quell’analisi, nel periodo tra il 1994 e il 2006 la differenza tra i quantitativi di materiale effettivamente prelevati e quelli annualmente dichiarati, ci sarebbe stata una discrepanza tale da ‘provocare’ nelle casse comunali un ammanco di oltre 70mila euro. Da qui l’offensiva legale del Comune, assistito dall’avvocato Marialuisa Zanobini, con il giudice che ha disposto una consulenza tecnica d’ufficio per verificare quanto sostenuto dall’amministrazione comunale. Il perito, all’esito di misurazioni e sopralluoghi, ha sostanzialmente confermato la versione dell’ente comunale: secondo il professionista, le volumetrie escavate risultano per il periodo 1995-2002 pari a 33.331 metri cubi – a fronte di un quantitativo dichiarato di 11.650 metri cubi –, mentre per il periodo 2002-2008 il materiale prelevato risultava pari a 58.678 metri cubi, rispetto agli 8.090 metri cubi dichiarati dal privato. In soldoni, il contributo non pagato sulla base dei calcoli della ctu, ammontava a 73.334 euro: una somma lievitata a 94.143 euro considerando l’adeguamento Istat.
Da qui la sentenza del giudice Tiziana Lottini, che ha condannato l’azienda Pellegrini non solo a pagare al Comune guidato da Loris Figoli l’intera somma individuata dal ctu – oltre agli interessi legali decorrenti dalla data delle singole dichiarazioni annuali al saldo effettivo – ma anche 9500 euro di spese legali. La vicenda negli anni scorsi aveva mosso anche l’interesse della Corte dei Conti: a seguito di un esposto promosso da un comitato cittadino locale, i magistrati contabili avevano posto la lente sulla gestione finanziaria e amministrativa legata alla Cava della Serenella, proprio in relazione ai mancati introiti nelle casse comunali.
Matteo Marcello