Doriano Romboni, detto Rombo, perse la vita a 45 anni per ricordare un campione di moto come lui, l’amico del cuore Marco Simoncelli morto a 24 anni durante il Gran Premio della Malesia del 2011. Accadde due anni dopo, in un incidente- fotocopia, durante la partecipazione ad un evento sportivo, il Sic-Day, destinato a raccogliere fondi per la fondazione nata in memoria del motociclista scomparso. Non solo un destino crudele, ma una tragedia connessa alla pericolosità – da codice penale – del circuito di Latina che Doriano aveva affrontato in sella ad una supermotard, una moto fuoristrada adattata alla pista. A quasi sette anni dell’incidente, le cause della morte dell’ex campione del motomondiale – originario di Lerici e residente a Follo – diventano tema processuale a fronte di tre richieste di rinvio a giudizio per concorso in omicidio.
Romboni, ricordiamo, morì il 30 novembre del 2013 in seguito alle lesioni riportate cadendo durante la seconda sessione di qualifiche alla gara sul minicircuito “Il Sagittario” a Latina. Perse il controllo della sua supermotard durante un cambio di direzione, in un pu++nto in cui due tratti inversi della pista corrono paralleli. Romboni era rimasto aggrappato al manubrio e l’abbrivio l’aveva trascinato sulla pista che altri piloti stavano percorrendo in senso contrario; ci fu un frontale dagli effetti devastanti con Gianluca Vizziello, ex campione italiano di velocità. Vani tutti i disperati tentativi di soccorso.
La procura di Latina aprì un’inchiesta contro ignoti. Ma la prima conclusione fu quella della richiesta di archiviazione. Successivamente la magistratura inquirente tornò sui suoi passi, formalizzando le incriminazioni. Avvenne in conseguenza dell’opposizione al colpo di spugna promossa dai familiari del pilota, convinti del nesso causale fra condizioni della pista e decesso del congiunto e, quindi, di rpecise responsabilità. Sono stati convincenti. All’indice sono finite le misure di sicurezza e l’omologazione del circuito. Sotto accusa la difformità fra i dati riportati nella planimetria e la richiesta di omologazione, nonchè l’assenza di barriere amovibili per proteggere i piloti nel punto dove si è consumata la tragedia. Le richieste di rinvio a giudizio sono state formalizzate dal pm Andrea D’Angeli; riguardano l’ ad della società "Il Sagittario Srl" titolare del circuito motociclistico, Sandra Temporini, 56 anni, di Latina, un ispettore e il coordinatore del Comitato impianti della Federazione moto: Gennaro Caccavale, 66 anni, napoletano e Adamo Leonzi 66 anni, di Francavilla al mare in provincia di Chieti. La prima è accusata di "aver omesso di adottate tutte le cautele necessarie alla gestione dell’impianto per impedire il superamento dei limiti di rischio connaturati alla pratica sportiva"; gli esponenti federali devono difendersi dall’accusa di non aver rilevato le discrepanze tra i dati riportati nella planimetria della pista allegata alla richiesta di omologazione e nel non aver prescritto protezioni in corrispondenza del tratto a rischio. L’udienza preliminare è fissata fra due giorni; ad assistere la moglie del del campione spezzino di moto, per la costituzione come parti civili nel processo, ci sarà l’avvocatessa bolognese Caterina Caterino. A rappresentare i genitori e il fratello saranno le avvocatesse spezzine Sara Parizzi ed Emanuela Dall’Ara.
"Un grande uomo che pilotava la moto come pochi altri. Hai saputo farmi capire come si doveva correre con il cuore", così Romboni era stato salutato dal campione mondiale Marco Melandri. Durante gli anni Novanta nel motomondiale “Rombo“ aveva disputato 102 Gran premi mettendo insieme sei vittorie tra 125 e 250.
Corrado Ricci