
L’avvocato russo in Italia Maria Tolmatcheva che assiste la coppia affidataria della piccola
La Spezia, 8 novembre 2017 - SONO arrivati in una decina a scuola, la scorsa settimana, per prelevarla: carabinieri e assistenti sociali. In mano avevano un provvedimento del Tribunale per i minori di Genova, che, nella sostanza, suona così: «Prima di assumere decisioni definitive sulla minore occorre approfondire le sue condizoni e la qualità del legame con la signora Sara (nome di fantasia a tutela della privacy ndr)». Di qui l’affido temporaneo ai Servizi sociali affinché ne curi l’inserimento in un’idonea comunità educativa. Lei è una bambina di quasi 13 anni, originaria della Bieolorussia. La madre naturale non è mai stata in grado di prendersi cura di lei. La piccola ha vissuto in vari istituti, fino ad essere presa in carico, sei anni fa, da una Casa famiglia di Gomel, in Bielorussia.
LÌ L’OPERATRICE deputata a seguirla decide di compiere la grande scelta: avvia le pratiche per ottenerla in affidamento. «Per mesi - racconta - avevo atteso invano che un parente della bimba si facesse vivo. Considerato l’abbandono di fatto, mi sono proposta come madre affidataria, per diventare poi un domani madre adottiva». Un’istanza formalizzata dopo il matrimonio con uno spezzino, conosciuto durante uno dei viaggi nel golfo al seguito dei bambini russi assistiti durante le vacanze estive per migliorare le loro condizioni di salute grazie al clima marino. Il progetto, condiviso col marito - un imprenditore operante nelle forniture per la ristorazione - è quello di adottarla e di vivere tutti in un paese dell’entroterra spezzino. Quello dal quale, la scorsa settimana, la bimba è stata prelevata. «Ci è stata sottratta per una mera questione burocratica..» dice l’uomo, Mario, il «papà», così lei lo chiama, che mai avrebbe immaginato un blitz di quel tipo.
Quale questione burocratica?
«La storia è complessa. La bimba, per circa sei anni, ha alternato periodi di permanenza in Bielorussia ad altri alla Spezia, per effetto dell’atto col quale le autorità di quel Paese avevano accolto l’istanza di mia moglie di prendersi cura della piccola, sia nella Casa famiglia di Gomel nella quale lavorava, sia qui, nella nostra abitazione. L’estate scorsa, per favorire un più lungo periodo di permanenza della piccola a casa, senza aspettare l’inizio delle ferie di mia moglie, abbiamo interessato un’associazione italiana che si occupa di bambini orfani per organizzare il trasferimento anticipato. Sono stato io – dice Mario - a prendermi cura della bimba, in attesa dell’arrivo di mia moglie. Quando è terminato il periodo di affidamento veicolato dall’associazione la bambina è tornata in Italia accompagnata da mia moglie che, alla frontiera, ha esibito il contratto di affidamento della piccola. Pensava di essere nel giusto; dalla nostra parte ci sono anche, del resto, tutte le pratiche, vagliate dal Ministero dell’Interno italiano, per iscriverla a scuola, cosa che è avvenuta, con successivo riconoscimento della bontà dell’iter seguito da parte del console bielorusso a Roma, espressosi verbalmente. Improvvisamente il progetto, fondato sul profondo amore per la piccola e il desiderio di darle un avvenire in Italia, è stato messo in discussione dal Tribunale per i minorenni, su ricorso delle autorità bielorusse. Non riusciamo ancora a capire perché. Abbiamo letto che si tratta di uno provvedimento temporaneo di allontamento per effettuare delle verifiche ma temiamo che non sia così. E già siamo preoccupati per le notizie che ci giungono dall’istituto nel quale la bimba è stata trasferita: lì si sarebbe fatta male ad braccio. Attendiamo con ansia di poterla vedere, come stabilito dai giudici che vogliamo rassicurare: amiamo la bimba, vogliamo crescerla. E, siamo sicuri, che la stessa ha già spiegato che ha bisogno di noi. Attendiamo fiduciosi ma vigilanti. Per questo ci siamo rivolti al giornale, perché il caso sia attenzionato, anche a livello diplomatico. I sentimenti che muovono dal cuore devono prevalere sulla burocrazia». Al lavoro anche l’avvocato Maria Tolmatcheva che assiste la famiglia. «Farò tutto il possibile - dice - per ricostituire il nucleo familiare, testato ormai da sei anni di felice convivenza, per il bene primario della bambina stessa».
Corrado Ricci