Entra e esce dal negozio, guarda le persone affollarsi alle vetrine per l’ultima svendita, fatica a respingere i tanti caffè e cappuccini che i clienti storici vogliono offrirgli al bar dall’altro lato della strada. È emozionato Gianfranco Bianchi, in lui c’è tutta la consapevolezza che un capitolo della sua vita si sta chiudendo definitivamente. Dal padre, fin da ragazzino, ha ereditato un amore infinito per il mare. "Malattia di famiglia, anche mia sorella Donatella (conduttrice di Linea Blu e presidente del Parco nazionale delle Cinque Terre, ndr.) ha fatto del mare una delle sue ragioni di vita". Il giovane Gianfranco, fin da subito, si appassiona soprattutto alla vela. Non ha certo il fisico del marcantonio ma è atletico, e la bassa statura lo aiuta a muoversi veloce tra le vele, agile e svelto nelle manovre repentine che si devono compiere a bordo. Comincia a vincere, arrivano i sei titoli italiani e successi in regate di livello europeo e mondiale.
Gira il mondo intero ma il suo campo di allenamento rimangono sempre le acque del Golfo. E Spezia la sua casa. Risiedendo in città trovare prodotti specializzati per la sua attività sportiva è però sempre un problema, ogni volta deve recarsi a Genova. "A Spezia negli anni Settanta non c’erano negozi dedicati alla nautica. Per acquistare pezzi di ricambio o abbigliamento specifico si doveva andare per forza fuori provincia". L’idea di lanciarsi in un’avventura di tipo commerciale, in lui che non viene da una famiglia di commercianti, nasce innanzitutto da un’esigenza pratica. Stufo di dover fare ogni volta tanti chilometri Bianchi dice alla moglie "Ma perché non lo apriamo noi un emporio della nautica? Spezia è una città di mare, i clienti non mancheranno".
L’inizio è un negozietto in via Roma, un buco di soli 19 metri quadrati. "Aprimmo nel luglio del 1976. Il primo cliente, che resta per me indimenticabile, fu la moglie del dottor Fregoso, la signora Germana. Varcò la soglia e acquistò un ancorotto destinato alla sua barca che teneva ormeggiata a Levanto". Di lì in poi una crescita esponenziale, l’espansione in via di Monale con oltre 100 metri quadrati di esposizione, l’arrivo in piazza Beverini, l’apertura di due punti vendita a Sarzana. "Quando ci trasferimmo più in grande in via di Monale ricordo che ero molto indeciso su come arredare l’ambiente. Una domenica mentre partecipavo alla messa nella chiesa di Mazzetta mia moglie fu particolarmente colpita dal pavimento colorato: lo replicammo uguale. Abbiamo sempre cercato di porre attenzione a tutti gli aspetti, nel commercio sono spesso i dettagli a fare la differenza".
Un sodalizio, quello con la moglie Alessandra, che è sempre stato totale. "Con una netta distinzione dei compiti però: lei si occupava di costruire l’assortimento e di interfacciarsi con i clienti, io seguivo invece i conti e tutta la parte commerciale". C’è il forte rammarico di non arrivare, per poco, al traguardo del mezzo secolo di attività, ma la decisione della chiusura, seppur sofferta, è stata inevitabile. "Mi dispiace soprattutto vedere sgretolarsi la rete di negozi storici della città. La nascita di tanti bar e ristoranti è sicuramente un dato positivo, ma il turismo da solo non basta. Il commercio è un patrimonio che va salvaguardato". La crisi economica di lungo periodo, il Covid, le guerre, il sistema di tassazione e l’avvento delle piattaforme dell’e-commerce sono difficoltà che hanno reso impossibile continuare la navigazione anche per un marinaio esperto come lui. "Cosa farò adesso? Avrò più tempo libero ma non farò il pensionato, proprio non mi ci vedo. Ho un sogno nel cassetto: ritornare ad andare a vela. Negli ultimi tempi, a causa delle ginocchia ormai doloranti, vado a zonzo per il Golfo su un Boston Whaler. Ma il richiamo del vento si fa ogni giorno sempre più irresistibile".
Vimal Carlo Gabbiani