REDAZIONE LA SPEZIA

Bambino nato morto. «La polizia vada all’Asl»

Il giudice ordina l’acquisizione dell’audit. Accusato di omicidio colposo il dottor Roberto Marrai

Roberto Marrai

Brugnato, 13 giugno 2015 - Il bambino nacque morto – era il 5 settembre 2011 – e il dottor Roberto Marrai poco dopo è finito a processo con l’accusa di omicidio colposo. Il fatto avvenne all’Opa, che i genitori di Brugnato avevano scelto per il parto. Il processo al medico ha riservato, ieri mattina in Tribunale a Massa un colpo di scena, con il giudice Garofalo che ha ordinato che la polizia di Stato si presenti nella sede dell’Asl per farsi consegnare l’Audit successivo alla tragedia. Su richiesta del pm Alessandra Conforti, il giudice ha così superato la scelta dell’ex primario di ginecologia, Paolo Migliorini, di non fornire alcuna informazione sull’Audit.

Ma cos’è l’audit? Come previsto da un protocollo interno per migliorare le procedure, dopo il tragico avvenimento, tutta l’équipe medica presente discusse, a porte chiuse, l’accaduto. Vennero fatte varie valutazioni lasciando traccia del dibattito. E qualcosa, effettivamente, venne modificato nella procedura: da quel giorno durante questi parti c’è un medico in più. Quando la difesa si è opposta all’acquisizione del documento, l’avvocato ha sostenuto che si tratta di «schede non firmate, sarà difficile risalire a chi ha detto e scritto cosa. Non ci sono nomi, non ci sono verbali». Poco prima lo stesso Migliorini, chiamato al banco dei testimoni, alla domanda del pm si era chiuso a riccio: «Sull’Audit non dico nulla, è riservato». Una risposta che ha provocato la reazione incredula del giudice: «No, qui no, non è riservato» ricordandogli che la scelta di non rispondere poteva essere un reato. Il medico allora ha detto di non ricordarsi nulla. Poco dopo lo stesso pubblico ministero ha rivelato di aver chiesto di visionare l’Audit anche durante le indagini preliminari «ma vennero dall’Asl a dirmi che non potevano darmelo perché altrimenti i medici non avrebbero mai più fatto audit...».

Facile immaginare che le nuove prove potrebbero potrebbe essere decisive nel processo che ieri è stato caratterizzato da un lungo dibattito sui tracciati dei battiti cardiaci: dopo 41 settimane, il feto era un bambino già formato ma il controllo dei battiti cardiaci aveva già segnalato qualche anomalia, causata dal cordone ombelicale che si era arrotolato intorno al collo e ai polsi. E al momento della nascita, quando la testa si è girata per prepararsi al parto, il cordone, troppo stirato, non ha più fatto passare l’ossiggeno. Il bimbo è nato morto. La prossima udienza è il 14 luglio.

Andrea Luparia