
Decia Carlucci
La Spezia, 27 giugno 2022 - Decia Carlucci, ex direttrice del presidio medico ospedaliero, è stata vittima di mobbing da parte dei vecchi vertici dell’Asl 5, all’epoca in cui era direttore Andrea Conti. E’ accaduto negli ultimi anni di servizio, dalla fine del 2016 al momento della collocamento in pensione. La ricostruzione è del giudice del lavoro Giampiero Panico in accoglimento del ricorso presentato dalla professionista due mesi dopo il traguardo del collocamento a riposo per limiti di età. Le argomentazioni prospettate nell’atto di rivalsa elaborato dal legale di fiducia, l’avvocato Isabella Benifei, sono state in gran parte confermate durante una lunga istruttoria nella quale hanno reso testimonianza molti dipendenti dell’Asl 5 tra cui primari, medici e revisori dei conti.
"Sono emersi tutti caratteri del rapporto fra ricorrente e vertici aziendali: non condivisione e latente contestazione da parte della prima delle scelte di indirizzo dei secondi ma anche modalità di questi ultimi esorbitanti, improntati, più che a ricercare la collaborazione, a fare valere il principio di autorità, attraverso condotto punitive, marginalizzati e dequalificanti" è scritto in un passaggio chiave della sentenza di condanna dell’Asl 5 che certifica il mobbing e apre al risarcimento danni per le tribolazioni psicologiche sofferte e la lesione patita dalla Carlucci alla sfera della professionalità. Sul punto, in pendenza di calcoli connessi alle retribuzioni, c’è ancora riserbo. E comunque sul quantum e sul merito delle decisioni del giudice di primo grado pende la spada di Damocle dell’appello, per il quale non sono scaduti i termini.
Da parte dei legali dell’azienda, gli avvocati Luigi Cocchi e Augusto Tortorelli, una ricostruzione dei fatti tesa a dimostrare che l’operato dei vertici dell’Asl 5 traguardava gli obiettivi dell’efficienza e dell’ottimizzazione del servizio per l’utenza. Ma il giudice, ancorandosi a testimonianze, ha rilevato una vera e propria offensiva tesa a fare bruciata attorno alla Carlucci, con l’obiettivo di esautorarla dalle funzioni gestionali in ordine all’organizzazione dell’attività negli ospedali Sant’ Andrea della Spezia, San Bartolomeo di Sarzana, San Nicolò di Levanto e Felettino, fino a quando questo non è stato raso al ruolo nella prospettiva della ricostruzione del nuovo ospedale. "L’istruttoria ha evidenziato che la marginalizzazione era avvertita dal restante personale sanitario" è scritto in un’altra parte della sentenza del giudice del lavoro.
L’inizio dei contrasti risale alla fine del 2016 quando la Carlucci, nella prospettiva di fronteggiare l’epidemia influenzale e creare un’unità di crisi ad hoc, aveva disposto il rinvio di tutti gli interventi chirurgici ospedalieri non urgenti. Una decisione poi sconfessata dal direttore sanitario Maria Antonietta Banchero - all’epoca da poco insediatasi insieme ai nuovi vertici aziendali - con riferimento alle linee strategiche che prevedevano la riduzione dei tempi e delle liste di attesa. Le tensioni furono colte dalla stampa e le dichiarazioni rese dalla Carlucci per motivare il suo operato finirono per allargare il fossato dai vertici. E’ in quel contesto che, pur disponendo la Carlucci di un mandato a rapportarsi con i giornalisti per le questioni di diretta pertinenza, maturò il proposito della direzione dell’Asl 5 di prevedere la figura di un addetto stampa. Altre divergenze di vedute con i vertici aziendali e ’siluramenti’ dell’operato della Carlucci da parte dei primi si ebberò in tema di turni di guardia negli ospedali. Sullo sfondo un decesso nel reparto di Geriatria e il lamento dei familiari in ordine alla mancata assistenza.