
Da 42 anni è membro della borgata del Muggiano, di cui oggi è un pilastro. Come un matrimonio. "Sì, anche se a dire il vero, più di qualche alzatina di voce non c’è mai stata – sottolinea ridendo – e quando ce ne andavamo, si mangiava una pizza tutti insieme, anziché tenersi il muso". Gianni Maccioni è stato nominato otto anni fa segretario del gruppo sportivo Guido Ringressi, a cui fa riferimento l’attività sportiva rossoblù. "Sono uno dei più anziani, una memoria storica. Ho fatto il vogatore per tanto tempo, a partire dalla fine degli anni Sessanta: un lungo periodo, interrotto solo nel 1975, quando sono stato per una stagione al San Terenzo". Nato e cresciuto qui, al confine fra i Comuni della Spezia e di Lerici, è stato anche capoborgata per oltre un ventennio, dall’85 al 2007. E se da atleta non è riuscito nell’impresa, pur portando a casa diverse affermazioni nelle gare prepalio, c’era lui a guidare la festa quando il Muggiano si aggiudicò il suo primo Palio del Golfo nel 1991. Un’emozione unica, una festa, una consacrazione.
"Ero capovoga, ma non avevo mai vinto. Ma in quella veste, ho potuto vivere questa gioia immensa: è stato incredibile e ho sfiorato anche il secondo titolo del 2008, quando ha preso il mio posto Antonello Canonici: avevo lasciato soltanto l’anno prima". I ricordi di quello storico trionfo sono vividi come se i fatti fossero accaduti ieri. "Siamo partiti da Spezia con la barca a piedi fino al Muggiano: quando siamo arrivati, il prete stava suonando le campane, con tutte le persone in festa. Il primo pensiero che ho avuto – ma penso fosse comune a tanti – è stato quello di dare il Palio nelle mani di un vecchio consigliere già anziano, che ha fatto di tutto per la borgata: Nesto Fico. Avrà avuto all’epoca 76-77 anni e mi commuovo ancora adesso se penso a quel momento. Lo abbiamo vissuto tutti in modo viscerale". Muggiano è fatto di persone: ci sono i trionfi, ci sono le pagine di storia sportiva, ma i volti e i cuori fanno la differenza. "Come una squadra. Ricordo, in particolare, il presidente Duilio Ruggeri: è stato fra i fondatori della società, che ha guidato per 54 anni fino al 2009, quando gli è succeduto Massimo Gianello. Avevo 21 anni quando sono entrato e a lui devo una riconoscenza assoluta". La realtà rossoblù, come dicevamo, è inscindibile dalla sua gente. "Siamo una piccola borgata, con 5-600 abitanti, in cui ci sono più anziani che giovani, ma quando realizziamo qualcosa, siamo tutti presenti. Non importa che si tratti della sfilata, di una sagra o di un’iniziativa sociale: tutti danno il cuore e credono nei nostri colori. Siamo spesso costretti a chiedere aiuto da fuori, ma notiamo che la gente viene sempre volentieri: penso che questo dipenda anche dal fatto che quando la società promette e poi mantiene sempre". Anche qui, il Covid ha tolto l’appuntamento più atteso dell’anno. Ma dall’alto di una presenza così importante, Maccioni la prende con filosofia. "Mi dispiace che questo sia un anno senza Palio, moltissimo. Ma se non sarà nel 2020, lo rifaremo nel 2021: non capisco tutte queste polemiche, non è un’attività indispensabile per vivere e certo non andrà perduta".
Ma, alla luce di oltre quarant’anni al servizio di questa realtà, prima con il remo fra le mani, poi come guida ed infine come segretario, cosa vuol dire per Gianni Maccioni esser borgataro? "Non lo nascondo, perché lo sanno tutti: ho avuto problemi di cuore e devo star più calmo. Così, il giorno del Palio mi imbottisco di pastiglie e cerco di star tranquillo al cento per cento. Abbiamo partecipato a tutte le edizioni, vincendone solo tre senior e quattro junior: avremmo potuto far di più, ma si è trattato di soddisfazioni grosse. Insomma, è stato come vincere i Mondiali, contando anche che i più giovani sono cresciuti con noi e vogliamo loro bene come se fossero dei figli". E per rispondere, in definitiva, alla nostra domanda, non ci pensa su molto. "Il fatto è che, anche se mi fanno arrabbiare, io senza Muggiano non potrei mai stare".
Chiara Tenca