
silos
La Spezia, 6 Agosto 2014 - Pochi secondi e il monolito di 40 metri crolla miseramente a terra. Il braccio di ferro dell’escavatore non lascia scampo all’ultimo dei dodici silos che si affacciavano sul molo Garibaldi per contenere 70mila metri cubi di cereali. Giù il “mostro” in calcestruzzo armato che, con i gemelli, occupava 1.500 metri quadrati, e via alle nuove strutture del terminal Speter.
Così il porto cambia faccia e skyline, guardando in grande verso un futuro che conta di raddoppiare le superfici e di abbandonare il trasporto su gomma, puntando (soprattutto) sui treni-blocco. L’intervento di demolizione è partito la scorsa primavera e quello di ieri rappresenta appunto l’ultimo atto di una corsa che ha incontrato anche qualche piccolo ostacolo come, ad esempio, l’ostruzionismo di alcuni residenti che nei mesi scorsi segnalarono «strani e persistenti odori», rivelatesi poi soltanto “fumo”.
«I lavori (dal valore di oltre 500mila euro, Ndr) sono stati molto delicati e hanno richiesto macchinari escavatori specifici — ha spiegato il presidente dell’Autorità portuale, Lorenzo Forcieri —, ma a costo zero per noi perché integralmente eseguiti dalla Monfer, la società che ha avuto l’area in concessione fino al 2012».
Quello che resta adesso sono 15mila metri cubi di materiale che verrà trasformato in inerte per essere poi riutilizzato come riempitivo. Per quanto riguarda il ferro — circa 800 tonnellate —, invece, sarà recuperato e venduto. Si chiude così un lungo capitolo della storia del molo, iniziato negli anni Sessanta appunto con la costruzione dei silos granari da parte dell’allora società Sosimage, concessionaria dell’area portuale destinata al traffico cerealicolo. Spettacolare il primo stadio della “pulizia” che ha visto l’utilizzo di escavatore speciale fissato in cim alla torre centrale che ospitava le apparecchiature di pompaggio. «Un passaggio obbligato verso l’opera di razionalizzazione degli spazi del porto — ha chiuso Forcieri — e la realizzazione del piano regolatore».