
Il borgo di Vernazza visto da un’imbarcazione a noleggio (repertorio)
La Spezia, 4 luglio 2023 - I gas serra indotti dagli idrocarburi bruciati. L’inquinamento legato alla mancanza di impianti di depurazione. L’insufficiente controllo sui diportisti non autorizzati. E poi il rumore, l’alterazione del moto ondoso, il carico antropico sovradimensionato. E’ una sequela di emergenze quella snocciolata dallo studio che il Parco delle Cinque Terre ha commissionato all’Università di Genova (Dipartimento di Scienze della terra, dell’ambiente e della vita) e all’Università Sorbonne-Perpignan, sugli effetti delle attività svolte nell’area marina protetta e riferiti al 2022. Un tema su cui è intervenuta qualche giorno fa anche la Comunità marinara delle 5 Terre arrivando alla conclusione che "la risorsa ambiente non è infinita, e il suo degrado inaccettabile".
Ma quali sono, in sintesi, le conclusioni degli autori del ponderoso studio (73 pagine) dedicato all’Amp? La prima importante "considerazione finale" è che l’analisi dei dati "non evidenzia per l’anno 2022 un aumento di criticità per quanto riguarda la balneazione, che presenta anzi una diminuzione della richiesta di autorizzazioni con evidente riduzione di possibili impatti". Lo stesso vale per la subacquea, dove non si riscontrano situazioni critiche "sia per quanto riguarda i singoli utenti sia per gli utenti che utilizzano i servizi di diving il cui numero pur in aumento rispetto agli ultimi anni risulta sempre molto basso (circa 700) rispetto ad altre aree protette nazionali". Conclusioni relativamente rassicuranti anche per il prelievo di fauna ittica, "anche se i dati disponibili ricavati dai libretti di pesca non permettono un’analisi esaustiva". Un dato comunque è certo, i numeri confrontati con gli anni precedenti non rivelano un aumento di prelievo.
Dove stanno allora le ’spine’? Dall’analisi dei dati si evidenzia "un notevole aumento per quanto riguarda le attività nautiche non tanto per gli stazionamenti in Amp e per la nautica da diporto, che sembra incidere sull’intero traffico marittimo per meno del 10%, quanto per il traffico legato principalmente ad attività di noleggio e locazione". Prosegue lo studio: "Grazie ai nuovi sistemi e protocolli d’indagine è stato possibile nel 2022 ottenere, sempre più con maggiore precisione, le informazioni relative a queste attività che comportano un aumento di impatti come il rumore sottomarino, aumento di moto ondoso e il rilascio di Co2 equivalente". In alcuni siti dell’Amp "l’aumento è stato notevole e continuativo con forte impatto sugli habitat".Quello del rilascio dei gas serra è uno dei capitoli più problematici. Nel 2022 le tonnellate di anidride carbonica generate dalle attività condotte in area marina protetta sono state in totale 2.389 contro le 1.114 del 2021, le 215 del 2020 e le 1.147 del 2019. Il trasporto di linea ha inciso nel 2022 con 1.099 tonnellate, il noleggio e locazione con 842, il trasporto passeggeri con 382. A seguire pescaturismo, didattica e divulgazione naturalistica, pesca professionale e diving.
Il riepilogo dei consumi di carburante dovuto alle attività commerciali e per lo svolgimento dei servizi in Amp nelle estati 2019, 2020, 2021 e 2022 è documentato da un’articolata tabella secondo cui il consumo totale di combustibile è passato dai 161.769 litri del 2019 ai 263.245 del 2022, di cui 242.974 riferite ad attività di noleggio e 20.270 a locazione di imbarcazioni (nel 2020 il dato era stato di 41.484 litri, nel 2021 di 119.037). Dal 2022 è stato inoltre riscontrato un valore di consumo anche per il diporto ricreativo pari a 29.332 litri. Nello stesso anno 2022 la percentuale di litri di gasolio è pari al 90% dell’intero combustibile consumato. Significativa anche la tabella relativa ai litri di carburante consumati per svolgere attività in Amp per le diverse tipologie di trasporto: 337.620 litri nel 2022 per il trasporto di linea (216.540 nel 2021); 263.244 per noleggio e locazione (119.000 l’anno precedente), 117.330 trasporto passeggeri (91.950 nel 2021), 3.718 pescaturismo, che aggiunti alla didattica e divulgazione scientifica, alla pesca professionale e al diving, portano il totale 2022 a 740.400 litri, contro i 437.100 del 2021.
Che indicazioni trarre da queste cifre? "Gli aumenti di tonnellate di Co2 equivalente emesse dal comparto nautico, in particolare da noleggio e locazione – scrivono gli analisti di Unige - necessitano di una valutazione su come attivarsi per definire una regolamentazione di tale attività che possa coniugare interesse di sviluppo economico delle realtà locali e tutela del patrimonio naturale in un’ottica di gestione sostenibile". Non solo. "Occorre considerare che l’impatto dovuto a queste emissioni e la diffusione delle emissioni stesse non sarà limitato alla sola area marina protetta e sembra ragionevole porre a confronto questi valori non solo con la capacità di stoccaggio fornita dai sistemi marini, ma anche dal sistema terrestre costiero. Si suggerisce quindi di approfondire gli studi in questa direzione per verificare la necessità di eventuali misure di compensazione, mitigazione o regolazione". Il consiglio? "Aumentare le autorizzazioni esclusive per mezzi solo elettrici, introdurre sistemi di rotazione degli accessi autorizzati, individuare fasce orarie di no-entry per le attività più impattanti, ipotizzare attivi strumenti di compensazione (certificati verdi) possono essere ipotesi di gestione adattativa di questo servizio ecosistemico".