
Da sinistra Francesca Scopelliti e Luca Agresti e tra di loro il manifesto della rappresentazione che sarà messa in scena agli Industri domani (foto Aprili)
GROSSETONon riuscì a godere della libertà che lo decretò innocente. Se ne andò poco dopo Enzo Tortora. A Grosseto domani il ricordo per Tortora, a 37 anni dalla sua scomparsa, il Comune in collaborazione con la Fondazione internazionale Enzo Tortora per la giustizia, lo ricorda. L’appuntamento è fissato alle 18 al Teatro degli Industri, con la rappresentazione teatrale "Nell’occhio del labirinto – apologia di Enzo Tortora", testo di Chicco Dossi, interpretato dal giovane attore Simone Tudda e prodotto dal Teatro della Cooperativa di Milano. Dopo essere stato licenziato dalla Rai iniziò a lavorare per alcune emittenti private e, come giornalista, per La Nazione. Come giornalista de La Nazione e de Il Resto del Carlino, seguì da cronista le fasi del processo a Lotta Continua e divenne amico del commissario Luigi Calabresi, di cui fu l’unico a prendere le difese nei suoi articoli in contrasto con ampi settori del mondo intellettuale che conducevano una campagna contro il poliziotto. Francesca Scopelliti, senatrice, assessore a Grosseto dal 2004 al 2006 é stata la sua compagna dal 1982 al 1988 e ha raccontato anche i dettagli di alcuni loro momenti.
"Era un uomo molto simpatico- ricorda - anche quando intratteneva il tempo a casa facendo le interviste ai personaggi più improbabili come Leopardi ad esempio e lo faceva con sua sorella. Dopo il carcere, nel quale stette sette mesi, quando tornò a casa, nel nostro appartamento di 110 mq al quarto piano che dalla finestra si vedeva la Madonnina, senza un cortile, se non quello del palazzo con le ringhiere, quindi presi d’assalto dai giornalisti, era come vedere un leone in gabbia. Camminava avanti e indietro nei corridoi ed era difficile ammazzare il tempo diceva sempre ’il divano di casa non é libertà’. I giornalisti inoltre sono stati senza pietà nei suoi confronti. Non ho mai immaginato che lui potesse far del male".
"E’ stato uno delle più eclatanti malgiustizie del nostro paese -afferma l’assessore alla cultura Luca Agresti - questo evento deve essere per mettere al centro la buona giustizia. Non é stata una storia facile caratterizzata dalla sofferenza di un uomo, famiglia e comunità".
Maria Vittoria Gaviano