RICCARDO BRUNI
Cronaca

Orbetello, emergenza alghe in laguna: "Invasione da monitorare"

La quantità del banco di valonia si è spostato sui fondali, ma l’effetto che rischia di innescare resta comunque un elemento da non sottovalutare

Alcuni esemplari di alga a palla che sono presenti nella laguna di Orbetello

Alcuni esemplari di alga a palla che sono presenti nella laguna di Orbetello

Orbetello, 24 marzo 2024 – La situazione delle alghe in laguna va monitorata subito. La quantità del banco di valonia (la cosiddetta ‘alga a palla’) che nei giorni scorsi si è addensato sotto costa è di circa quattrocento tonnellate, secondo quanto stimato dal biologo Mauro Lenzi. Anche se in buona parte sembrano essersi spostate sul fondo, questo non deve far abbassare la guardia.

La quantità è ancora tutta lì e che torni o meno a galla, come in effetti potrebbe fare, l’effetto che rischia di innescare resta comunque un elemento da non sottovalutare. Perché la massa, che ha goduto di un inverno mite, crescerà e con il caldo potrebbe favorire quei processi che tolgono ossigeno alle acque. "La valonia – spiega Lenzi – è un’alga verde che si trova in mare, attaccata alle rocce. In ambienta lagunare, forma aggregati che hanno vita flottante, poiché il fondo è limoso. Il fatto che possa svilupparsi in grandi quantità dipende dalla disponibilità nutrizionale e in ambiente eutrofico è facile che ciò avvenga".

L’alga normalmente è adagiata sul fondo e può rotolare e essere spostata per azione del vento e delle onde e quindi accumularsi in aree costiere. La fotosintesi e la respirazione che avvengono all’interno delle vescicole producono gas, ossigeno e anidride carbonica. L’accumulo dei gas la porta in galleggiamento. Proprio in relazione agli scambi gassosi con l’esterno, può tornare a fondo più volte. "Il problema è che in ambiente lagunare eutrofico, con elevati carichi di materia organica sul fondo, l’innalzamento termico fa aumentare l’attività batterica anaerobica – spiega Lenzi – e alcuni ceppi batterici sono molto aggressivi anche nei confronti di specie vitali, così questa specie molto spesso decade rapidamente per temperature oltre i 28 gradi".

In queste condizioni, le alghe si sbiancano, perdendo i pigmenti e marciscono, formando ammassi organici melmosi sul fondo che fanno aumentare ulteriormente l’attività batterica. "Di per sé non è una specie nociva – conclude Lenzi – ma si sviluppa in condizioni di eutrofizzazione. È l’abbondanza che crea problemi". Nello specchio di levante le zone critiche sono tre: nel settore di Ansedonia, nell’area centrale, tra Orbetello e Feniglia, nel tratto più occidentale, tra diga e Miniere. Mentre sul versante di ponente, le alghe in generale si estendono per oltre il 70% della superficie.