
La protesta degli agricoltori. Comitati sul piede di guerra: "A rischio la sopravvivenza"
Avevano deciso di scendere in piazza: una nuova protesta sulla falsariga di quel che è già successo in altri Paesi d’Europa, ma con risultati ben diversi. Nessuna sigla in rappresentanza del mondo agricolo, solo chi è stufo di farsi portavoce di proteste e che alla fine non ha raccoglie mai risultati. Nel mirino? Un po’ tutti: il Governo, l’Europa. Che, ad avviso dei manifestanti, vogliono affossare l’agricoltura nazionale. Ma da quella che doveva essere una protesta per fare alzare la voce degli agricoltori in Maremma, tutto si è risolto in una decina di agricoltori, con Polizia e Digos a controllare la situazione. Alla protesta non hanno partecipato i balneari, presenti solo nel pomeriggio con il presidente di un Comitato proveniente da Roma. Uno dei promotori della protesta in piazza Dante è stato Fabio Mecarozzi. Agricoltore, è l’attuale presidente della consulta agricola del Comune di Scansano. "Vogliamo sapere cosa sarà di noi se la situazione non cambierà radicalmente – inizia Mecarozzi –. L’Europa, con il benestare del Governo centrale, sta distruggendo quello che rimane di uno dei comparti più importanti del sistema Italia. La nuova proposta di lasciare incolti i campi a fronte di un indennizzo è quanto di più sbagliato si possa fare. L’abbandono delle campagne è sotto gli occhi di tutti, ma serve un organismo diverso che possa guidare l’agricoltura alle nuove sfide del futuro". Mecarozzi aggiunge: "La scelta del Biodistretto in Maremma va in quella direzione. Ma se non si permette agli agricoltori di coltivare la terra, magari con un progetto a lungo termine, finisce la nostra voglia di andare avanti. Chiediamo, senza nessuna bandiera, che la politica decida di aiutarci. Altrimenti rischiamo di chiudere". "Una cosa è certa – si congeda Mecarozzi – non ci prenderanno per sfinimento perché andremo avanti ad oltranza, e non delegheremo la rappresentanza dei nostri interessi. Ci dovranno ascoltare perché faremo tutto nel rispetto delle regole e saremo nelle piazze per il nostro lavoro e la nostra dignità, contro politiche agricole decise in Europa da chi non sa nulla di agricoltura".
Predica unità invece Claudio Martellini, che di mestiere non fa l’agricoltore (è stato comunque un ex dirigente agricolo in passato) ma ha deciso di partecipare alla protesta. "L’agricoltura ha bisogno di unità, che in questi ultimi anni si è un po’ persa. Chiederei subito un tavolo di concertazione, anche naturalmente con le sigle sindacali, che possa dare nuove idee. Il problema deriva da un Governo nazionale che si è dimenticato del mondo agricolo, che non dà aiuti a chi lavora quotidianamente e ha bisogno di un sostegno. Bisogna ricordarci tutti che se muore l’agricoltura, muore l’Italia". Martellini aggiunge ricordando l’importanza dell’agricoltura, soprattutto in Maremma, ma in tutti territori simili: "Alzare il livello della protesta – chiude – è importante perché bisogna capire che il comparto è fondamentale. L’abbandono delle campagne è un problema assolutamente da non sottovalutare. ma queste persone sono arrivati ad un punto di esasperazione tale che può accadere di tutto".
Giuliano Donato ha un’azienda agricola ad Alberese. Un’azienda che coltiva un po’ di tutto, facendo anche allevamento. "Sono in piazza perché tutte le decisioni che arrivano dall’alto, sia dall’Europa che dal Governo italiano, vanno contro quello che proviamo a costruire ogni giorno. Il potere d’acquisto è diminuito e lottiamo contro tutto e tutti. Adesso basta". Claudio Maurelli, del Comitato Nazionale Popolo Produttivo, parla invece per i balneari. "Il nostro lavoro va in una direzione – dice – ma tutte le decisioni prese sono contrarie a quello che stiamo cercando di fare. Le concessioni sono una iattura per le nostre aziende. Le nostre proposte vanno nella direzione opposta. Non ci fermeremo fino a che non riusciremo a far valere le nostre giuste ragioni".