"La guerra non serve a niente". L’accorato appello del vescovo nel ricordo di tutti i defunti

Parole forti dal presule di Grosseto, Giovanni Roncari, durante la celebrazione della Messa di suffragio al cimitero comunale di Sterpeto. Dinanzi alle autorità civili e militari ha lanciato un messaggio di pace.

"La guerra non serve a niente". L’accorato appello del vescovo nel ricordo di tutti i defunti

"La guerra non serve a niente". L’accorato appello del vescovo nel ricordo di tutti i defunti

"La guerra non serve a niente, non risolve nulla, crea solo dolore, odio, risentimento e prepara un’altra guerra". Il vescovo di Grosseto, Giovanni Roncari, ha scelto la celebrazione della Messa di ieri per la commemorazione dei defunti, al cimitero comunale di Sterpeto, dinanzi alle autorità civili e militari, per lanciare un messaggio forte in favore della pace. Lo ha fatto nella celebrazione in cui si ricordano anche i caduti nell’adempimento del loro dovere, i militari morti sui campi di battaglia, i civili vittime di tanti episodi bellici che hanno segnato anche la nostra terra.

"Se vogliamo evitare che certi momenti risultino solo cerimonie che fanno parte della ritualità della vita – ha detto nell’omelia – bisogna portare all’altare anche noi stessi e le situazioni, i tempi, le circostanze che viviamo. E certamente le circostanze che viviamo sono molto gravi: la guerra in Ucraina, la guerra in Terra Santa e molti altri conflitti sparsi per il mondo e dei quali nessuno parla perché non fanno notizia, ci chiedono urgentemente di confrontarci con le parole di Gesù: beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio. E per capirne il profondo significato – ha proseguito Roncari – non dobbiamo staccarle dall’altra beatitudine: beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Queste beatitudini ci dicono che la pace ha un costo molto elevato, perché deve nascere dal cuore di ogni persona, da quel cuore da cui provengono anche realtà cattive, che inquinano l’uomo, come ci ricorda Gesù. Certamente servono la diplomazia, il dialogo fra le parti, tante iniziative, soprattutto l’aiuto morale e materiale a coloro che subiscono la guerra, ma tutto questo non è decisivo se non crediamo che la guerra non è mai la soluzione".

Infine un appello all’educazione delle nuove generazioni: "La pace inizia da qui – ha detto il vescovo –. Oggi le baby gang, il bullismo, la violenza verbale verso i deboli, i poveri, gli anziani è un terreno favorevolissimo alla cultura della guerra. Crediamoci che l’educazione può cambiare il cuore e allora faremo davvero un’opera di pace".